Tanti anni fa, quando eravamo tutti più giovani, spensierati, belli e pieni di capelli ci si poteva permettere di imbatterci in filmacci da antologia come Porky’s.
Era un’epoca in cui il politically correct non esisteva, e ci si poteva permettere di ridere in modo irriverente su tutto e tutti usando qualsiasi termine senza stare troppo a pensarci sopra; e nessuno si offendeva.
Porky’s e’ un film che fa ampio uso di situazioni spinte e di frasi volgari, e che all’epoca fu giudicato ose’ per via di un paio di nudi che oggi non farebbero alcuna notizia. E’ un film greve nei modi ma al tempo stesso divertente se visto con lo stesso approccio della chiacchierata senza freni che si fa tra amici o sotto le armi. Ecco, anche se ambientato in un liceo statunitense degli anni ’60 la sensazione e’ proprio quella del sano, ingenuo e pesantissimo cameratismo che si viveva negli anni ’80, quando il film e’ uscito.
Le vicende girano intorno ad un gruppetto di liceali ansiosi di rimediare qualche ragazza; e allora li vediamo spiarle, organizzare scherzi ed incontri pur di ottenere qualcosa o farsi quattro sghignazzate alle spalle degli amici. A parte il tema del fare sesso a tutti i costi e le visite al vicino locale di strip-tease di Porky’s (di qui il nome del film), non c’e’ una vera trama; si tratta quasi esclusivamente di scenette collegate fra loro in qualche modo, alcune piu’ divertenti, altre meno, altre semplicemente geniali e che sono passate alla storia.
Non c’e’ un vero protagonista, essendo raccontata la storia di un gruppo; fra i personaggi piu’ caratteristici citiamo Pipino, Pilone e Wendy Williams, tutta gente interpretata da attori che oltre ai seguiti ha fatto ben poco nel mondo del cinema. In regia Bob Clark (autore del seguito e di Turk 182) fa il suo senza gridare al miracolo; tiene il film in ritmo e questo basta.
Per il suo modo gretto, diretto ed irriverente di raccontare la storia, Porky’s all’epoca fu visto come un filmaccio indegno; ma a quarant’anni dalla sua uscita, possiamo vedere come la pellicola abbia da insegnare al politically correct che regna imperante oggigiorno. L’utilizzo di termini anche coloriti non significa necessariamente insultare, e si deve poter tranquillamente scherzare e ridere su ogni tema senza il costante peso di qualcuno che ti affibbi qualche aggettivo infamante; e magari in questo modo affrontare temi importanti come quello del razzismo senza scadere nella stucchevolezza degli odierni buonisti.
Porky’s e’ tutt’altro che un capolavoro, ma ha retto a suo modo il peso degli anni ed ancora oggi e’ capace di far sorridere (e talvolta ridere di gusto); ma soprattutto ha il merito di aver spalancato le porte a tutta una serie di film di dubbia caratura morale tutti capaci di farci ridere sollecitando la parte piu’ naturale di ognuno di noi.