Joe Pesci vi farà morire di risate nell’unico film della sua intera carriera dove non interpreta un italoamericano mafioso.
Vincenzo La Guardia Gambini, che ha un cognome vagamente simile a quello della più nota famiglia mafiosa Gambino, per una volta è un onesto newyorkese di origini italiane e fa l’avvocato, anche se per prendere l’abilitazione, come dice lui: “La volta buona è stata la settima…”.
Il nostro Vinny, fresco di nomina, deve tirare fuori di prigione il cugino Billy (Daniel San, il Ralph Macchio di Karate Kid) e il suo amico che rischiano la pena di morte nel giustizialista stato dell’Alabama perchè accusati ingiustamente di omicidio e rapina. Accompagnato dalla sua fidanzata esperta di motori e artista Mona Lisa Vito (la nostra bella Marisona Tomei), che mastica Big Babol e scatta polaroid a tradimento, Vinny riuscirà a vincere la sua prima causa ma prima di farlo ci farà schiattare dalle risate.
In primis fa molto ridere il fatto che gli americani pensino che gli Italiani siano bravi avvocati perchè abituati a litigare in famiglia o in generale tra di loro. Poi c’è la coppia Pesci/Tomei che sembra male assortita; lei troppo bella e più giovane, lui bruttino ma simpatico. Invece la coppia fa faville, con Marisa che interpreta una delle prime donne in gamba e non bionde degli anni ’90. E’ lei che studia il manuale delle leggi dell’Alabama e lo spiega a Vinny, è lei che scagiona gli imputati con la sua conoscenza dei motori acquisita lavorando nell’officina di famiglia. E questo senza dimenticare l’intramontabile Joe con la sua faccia buffa e rassicurante; la faccia di quello che ci fa per intenderci, che ti fa credere di essere stupido e poi ti frega. E’ così che Vinny vincerà il processo scagionando il cugino dalle accuse, facendosi credere uno sprovveduto e poi facendo ricredere tutti dimostrando invece una grande professionalità e una grande attenzione per i dettagli.
Gli scontri tra lui e il vecchio giudice conservatore dell’Alabama che pretende rispetto e disciplina dall’italoamericano sgangherato sono memorabili e tengono in piedi il film, con Vinny che finisce per passare la notte in carcere per oltraggio alla corte un giorno si e l’altro pure.
C’è poi l’eterna dicotomia tra cittadini e paesani, con i contadinotti antipatici, sempre lerci e senza denti che guardano storto quelli venuti dalla città vestiti con la giacca di pelle e gli occhiali da sole. Insomma una commedia che nonostante i suoi trentuno anni di età è ancora godibile e direi anche abbastanza attuale, dove vengono affrontati, seppur sotto traccia, anche temi come il razzismo verso gli italiani che venivano tutti considerati mafiosi e quindi colpevoli.
E’ un peccato che un attore così comico come Joe Pesci abbia lavorato così poco rispetto ad altri colleghi e sia stato, per così dire, confinato nel mondo dei mafiosi di Scorsese o come comprimario nella saga di Arma Letale. Escluso Mamma Ho Perso L’Aereo, non ci sono altre sue commedie che hanno raggiunto lo stesso successo, e questo è un peccato. In conclusione Mio Cugino Vincenzo è un film da recuperare per passare una serata in allegria o da far vedere alle nuove generazione affinchè la magia dei ’90 non vada perduta.