Risparmi ed inflazione: la situazione delle famiglie italiane, fra incudine e martello

L’ISTAT conferma un aumento dei depositi nei conti italiani, rafforzando l’immagine di un popolo risparmiatore e cauto, ma non è tutto oro quel che risparmiamo.

 

 

La pandemia prima e il conflitto ucraino dopo hanno selvaggiamente colpito l’economia di tutti i paesi, generando un forte aumento del numero di famiglie che vivono in una condizione di povertà assoluta, e innescando un’inflazione che ha fatto crollare i consumi, già in forte calo in seguito alle restrizioni dovute al Covid-19.

In Italia attualmente l’inflazione si attesta al 6,9 %, un valore alto, che non veniva raggiunto dal 1985 quando l’inflazione toccò il 9,2%, e che sta inopinabilmente compromettendo la capacità di spesa degli italiani, oberati dalle conseguenze economiche che la pandemia ed il conflitto ucraino hanno generato: perdita di posti di lavoro, casse integrazione vuote, aumento dei costi di trasporto, aumento dei costi energetici e aumento delle materie prime fondamentali per diversi comparti, da quello tecnologico a quello agroalimentare.

 

 

L’aumento dell’inflazione, e dunque del costo della vita in generale, ha causato anche un aumento delle famiglie costrette a vivere in una condizione di povertà assoluta, un valore che l’ISTAT definisce come “il valore monetario, a prezzi correnti, del paniere di beni e servizi considerati essenziali per ciascuna famiglia”; dunque le famiglie che sostengono spese per un valore pari o inferiore a quel valore monetario sono da considerare come povere.

Ovviamente l’ISTAT, l’ente che si occupa di definire numericamente questo valore, adotta dei criteri atti a definire delle soglie il più verosimili possibili, come la posizione geografica della famiglia, il numero e l’età dei componenti; se ad esempio una famiglia composta da due persone fra i 18 e i 69 anni, entrambi residenti a Roma, spende meno di 1061,87 € al mese, è da considerarsi come una famiglia che vive in condizioni di povertà.

Questa inflazione, e dunque la crisi economica per estensione, sta ovviamente colpendo le tasche ed i conti delle famiglie più povere, in quanto la possibilità di continuare a sostenere i ritmi e gli stili di vita pre-pandemici sfuma con l’impossibilità di attingere a dei risparmi consistenti, dato il prosciugamento che questi tesoretti familiari hanno subito negli ultimi due anni; per le famiglie appartenenti ad un ceto sociale medio-alto invece, nonostante l’inopinabile incidenza che la crisi ha avuto anche sui loro conti, è più facile mantenere stili di vita e consumi in linea con i trend del 2019 data la loro maggiore quantità di risparmi.

Fisiologicamente crescono anche le richieste di prestito alle banche ed agli altri istituti di credito, che registrano un aumento della domanda del +23 % rispetto al primo trimestre del 2021 secondo CRIF (Centrale Rischi Finanziari); contestualmente però si stanno verificando aumenti dei mutui per l’acquisto delle abitazioni, e del credito a consumo.

 

 

Paradossalmente il sistema bancario rischia di rimanere affossato dall’aumento di liquidità, dato l’alto prezzo da pagare in costi di gestione (motivo per cui sta impazzando la corsa all’home banking) e la negatività dei tassi: in pratica ci stiamo affannando per tentare di morderci la coda.

Il ventaglio delle soluzioni non è ampio, sopratutto quello delle soluzioni a breve termine, ma un intervento è necessario: il rischio potrebbe essere infatti quello di ampliare la polarizzazione economica di questo Paese, che rischierebbe di alimentare tensioni sociali le quali, a loro volta, alimenterebbero il fenomeno del populismo ad alto tasso di polarizzazione che sta investendo la politica italiana negli ultimi anni.

 

 

Il PNRR può essere in quest’ottica il Piano Marshall degli anni duemila, l’ancora di salvataggio per l’organismo Italia e per tutti i suoi apparati. Tuttavia, la capacità di sfruttarlo con funzionalità e lungimiranza sarà l’unica cosa che lo renderà uno sforzo collettivo utile per la collettività, e non l’ennesima cattedrale nel deserto.

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