Smetto Quando Voglio – Masterclass: la recensione

Brutta moda quella di fare dei sequel che lasciano i finali aperti; in molti casi, come stavolta, il risultato non e’ apprezzabile.

 

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Smetto Quando Voglio e’ innegabilmente un capolavoro della cinematografia italiana contemporanea. Il suo seguito, Masterclass, purtoppo pecca di molti dei mali che affliggono il cinema moderno.

La storia prosegue da dove l’avevamo lasciata nel primo film; e qui c’e’ da notare l’abilita’ e l’arguzia del regista, Sydney Sibilia, nel preparare la strada all’espansione della storia gia’ nel primo film, senza che noi che ne potessimo accorgere. Tecniche narrative e fotografiche di ottimo livello, che consentono a Masterclass di continuare senza sussulti sulla strada del primo film.

 

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Purtroppo pero’ ci troviamo di fronte ad innumerevoli forzature che lasciano basiti, pensando alla perfezione del primo Smetto Quando Voglio. L’attenzione viene costantemente posta sull’accentuare le caricature dei personaggi prominenti del primo film, lasciando in ombra i comprimari che invece tanto bene avevano fatto. Inoltre questo caricare sul solito paio di macchiette stucca ben presto, tanto sono ripetuti ed estremizzati i loro comportamenti, risultando decisamente posticci. La forza del primo film era la coralita’ del cast, qui messo quasi in un angolo, ed a cui vengono aggiunti senza motivo tre personaggi: l’avvocato, inutile nel suo ruolo e nella sua recitazione; il piazzista, irritante e sgradevole, ed il picchiatore, unico dei tre ad avere un senso e ad essere ben interpretato.
L’altra nuova protagonista, interpretata da una mediocre Greta Scarano, colpisce piu’ per la presenza fisica che per una credibilita’ attoriale e di ruolo; viene poi introdotto il piu’ che rodato Luigi Lo Cascio (I Cento Passi, Buongiorno notte, Baaria, Il Capitale Umano) che immagino avra’ un ruolo importante nel terzo capitolo.

 

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Il terzo capitolo; ecco l’unico vero motivo del secondo film, che e’ fondamentalmente una lunga, talvolta noiosa introduzione. La storia di base e’ abbastanza campata in aria e poco realistica, ancora meno l’evoluzione. Se nel primo film i ricercatori si improvvisavano improbabili malviventi, coi vizi e gli errori del caso, nel secondo film sembrano quasi degli inarrestabili supereroi, cosa semplicemente impossibile visti i loro trascorsi. Non ci siamo per niente.

Particolare, decisamente particolare la fotografia: il costante uso di filtri colorati comporta una resa visiva particolare ed atipica, sicuramente curata e studiata. I risultati forse sono alterni, magari si e’ ecceduto nel loro utilizzo, ma certamente meglio questo che la piattezza di tante produzioni italiane. Ottima la colonna sonora, tambureggiante e molto adatta alle situazioni.

Durante il film si ride, ma solo a tratti e solo per la condizione surreale di certe situazioni, ancora una volta generate dalle macchiette dei personaggi a noi cari. Purtoppo manca quella sensazione di leggerezza e il ritmo battente del primo film, del quale successo Smetto Quando Voglio – Masterclass vive di rendita; ma ora il credito e’ esaurito.
La chiave di volta per capire dove pende l’ago della bilancia sara’ la recensione di Smetto Quando Voglio – Ad Honorem, prossimamente sulla vostra webzine preferita (noi, noi!!).

 

Smetto Quando Voglio – Masterclass, 2017
Voto: 5.5
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