Vanishing on 7th Street fa parte di quei film a basso budget che basano tutto sull’atmosfera piuttosto che sfruttare costosi effetti speciali. In questo caso, anche se non si tratta di un capolavoro, il risultato e’ indubbiamente interessante.
Il film ha inizio nel cinema di un centro commerciale; durante la proiezione, l’inserviente alla cinepresa si trova improvvisamente solo: le persone sono sparite durante un brevissimo black-out, lasciando sul posto solo i vestiti. L’esplorazione della città rivelerà ben presto presenze che sembrano essere a caccia degli esseri umani e che sfruttano l’oscurità come loro terreno di caccia; i pochi superstiti pian piano si ritroveranno in uno dei pochi luoghi ancora illuminati cercando di sopravvivere al buio.
Ci sono alcuni aspetti di questa pellicola che sono davvero degni di nota, a partire dalla claustrofobica oppressione che si percepisce per l’intera durata del film: ombre che si allungano per ghermire i protagonisti, fondamenti naturali che vengono meno, eventi inspiegabili gettano l’inquietudine sullo spettatore. Non nego che in alcune situazioni questi escamotage utilizzati dalla sceneggiatura siano eccessivi, e alcuni passaggi sono oggettivamente discutibili; eppure nel complesso non ci sono stonature tali da compromettere l’equilibrio complessivo. Al termine della proiezione infatti sarà possibile ricollegare i fili della vicenda e capire alcuni aspetti che sulle prime lasciano perplessi.
Gli attori scelti non convincono eccessivamente. L’incubo che spinge i sopravvissuti a vivere una stereotipata diffidenza ed ostilità nei confronti degli altri non è nelle loro corde, e non riescono a trasmettere un senso di naturalezza fondamentale in questi casi. Anche il comportamento di un mondo abbandonato a se stesso manca di basi razionali: ci sono incidenti stradali ed aerei, eppure non c’è nemmeno un incendio; si tratta di un’escamotage che permette al mondo di non essere annientato e al buio di non venir meno, ma onestamente è una forzatura piuttosto grossa. Qui bisogna concedere la regola del “vale tutto”, per fortuna non abusata per il resto della sceneggiatura.
E’ comunque un film che, andando avanti nella proiezione, vi farà usare il cervello nel tentativo di capirne la logica ed il messaggio che in un certo modo vuole mandare; si nota infatti una certa nota ecologista di critica alla società moderna, ma in forma molto blanda e probabilmente solo come chiave di lettura della storia; comunque non invadente e decisamente condivisibile.
Forse il finale scelto può parzialmente deludere, come è successo a me; pur evitando di lasciare preamboli per un seguito, sono molti, forse troppi gli enigmi lasciati irrisolti.