William Adams: l’inglese che divenne samurai


Più di quattrocento anni fa, il primo europeo a diventare un samurai, sbarcava sulle coste del misterioso Giappone. È la storia di William Adams. 

 

 

Quando nell’Aprile dell’anno 1600 la nave Liefde arriva in prossimità dell’isola giapponese di Kyushu, il destino del già decimato equipaggio è ancora tutto da decidere. Liefde è infatti l’unica nave superstite di una piccola flotta commerciale salpata diciannove mesi prima dai lontanissimi Paesi Bassi. La spedizione, carica di mercanzie europee da vendere in cambio di prezioso argento, inizialmente incontra mille difficoltà sulle coste africane, poi nell’attraversamento dell’Atlantico e nel Pacifico, prima di attraccare nel paese del Sol Levante. Ad attenderli, una delegazione nipponica composta dai signori feudali locali e, con gran sorpresa, un manipolo di gesuiti portoghesi che si dimostrano ostili e richiedono l’esecuzione di questi pirati europei, a loro dire. L’equipaggio non trova la morte ma conosce la prigionia nel Castello di Osaka, per ordine del futuro Shogun, Tokugawa Ieyasu. Tra i pochissimi sopravvissuti dell’equipaggio (forse una decina) c’è anche William Adams. 

Nato nel Kent intorno al 1564, dai dodici ai ventiquattro anni studia tutto ciò che concerne il mondo di un marinaio, dalla costruzione delle navi all’astronomia e alla navigazione, prima di entrare nella Royal Navy britannica alle prese con la grande flotta spagnola. Ormai esperto marinaio, e dopo la breve esperienza bellica, decide di dedicarsi al lato commerciale dell’essere uomo di mare e, attratto dalle Compagnie olandesi, molto attive nei traffici con le Indie, si imbarca per la spedizione che lo porterà in Giappone. Nei mesi passati come prigioniero ad Osaka, viene interrogato più volte dalle massime autorità nipponiche che un po’ temono questa presenza straniera ma ne sono sicuramente incuriosite. 

Le conoscenze di William in ambito marittimo e di navigazione, impressionano positivamente il futuro Shogun tanto da richiedere a lui e agli altri compagni sopravvissuti, l’ausilio nella costruzione della prima flotta giapponese su modello occidentale. Le prime grandi navi iniziano a battere le coste giapponesi e Ieyasu si dimostra sempre più aperto e magnanimo nei confronti di William tanto da invitarlo ripetutamente alla propria corte. Pochi anni dopo, la maestria degli europei, unita alle capacità nipponiche, fanno sì che il Giappone intraprenda lunghi e fruttuosi commerci con le altre zone dell’Asia, continentale e non. William si pone a capo di numerose spedizioni, e apre la strada in qualità di interprete e rappresentante diretto dello Shogun, ai traffici con la Nuova Spagna e non solo.

Entro il 1609, sempre su richiesta di un Ieyasu desideroso di far affluire mercanti protestanti in Giappone (un po’ per contrastare anche la presenza dei gesuiti), viene instaurato il primo rapporto commerciale anche con la Compagnia delle Indie Orientali olandese, alla quale vengono assicurate due basi permanenti sul territorio giapponese. 

 

 

È un periodo florido: nuove mercanzie e tecnologia affluiscono rapidamente in questo distante territorio. Ieyasu rafforza la propria posizione agli occhi degli autoctoni e si dimostra molto generoso nei confronti di chi lo aiuta, tanto da assegnare a William il posto di interprete ufficiale dello Shogun. Poco dopo, nonostante il divieto a lui imposto di lasciare l’isola (un prigioniero in una gabbia d’oro?), prende moglie nipponica e a lui vengono consegnate le spade che lo identificano con lo status di Samurai, il primo europeo ad aver mai raggiunto questo status. Insieme al rango, William diventa in tutto e per tutto un signore locale alle dipendenze dello Shogun e dunque, come d’altronde anche nella nostra Europa medievale, entra in possesso di alcuni possedimenti nei pressi dell’attuale città di Yokosuka, nella prefettura di Kanazawa non molto lontana da Tokyo. Lo Shogun lo investe anche di un nuovo nome: William Adams si trasforma in Miura Anjin – nome col quale tra l’altro è riconosciuto oggi in Giappone. Il crescente potere infastidisce moltissimo la presenza Cattolica nel paese, soprattutto quella gesuita portoghese, la quale cerca in tutti i modi di contrastare e screditare l’influenza inglese ed olandese di religione protestante. Il risultato finale tuttavia si ritorce contro i gesuiti che infine perdono qualsiasi credibilità e vengono cacciati dal Giappone. 

A partire dal 1613, a Miura Anjin viene data la possibilità di abbandonare il Giappone, ma ormai Anjin è pienamente ambientato e ha adottato usi e costumi del paese tanto da scontrarsi con i nuovi mercanti inglesi che, sempre più numerosi accorrono nei porti commerciali giapponesi, gli rinfacciano lo stile di vita adottato, lontano dai canoni europei. Anjin nutre grande ammirazione per quelle terre e il suo popolo. Dal 1613, lavora per la Compagnia Inglese delle Indie, la quale acquisisce notevole influenza e favori grazie ad Anjin, il quale si cimenta in numerose spedizioni. Famoso è il tentativo di preparare una spedizione per cercare il teorizzato Passaggio a Nord Ovest che avrebbe garantito una rotta decisamente più breve tra Giappone ed Asia. La spedizione non partirà mai, ma quelle per il Siam del 1614 e 1615, sono coronate da enormi profitti. Nel 1616 Ieyasu muore, e a succedergli è Hidetada, il quale nonostante gli rinnovi tutti i titoli e i benefici già garantiti dal predecessore, sembra accordargli un po’ meno potere di influenzare le sorti del paese. Tra il 1617 e il 1618 partecipa ad altre due grandi spedizioni sulle coste meridionali dell’odierno Vietnam, ma i guadagni sono modesti e le stazioni commerciali inglesi, da lui supervisionate in Giappone, entrano in crisi. 

 

 

Nel 1620 infine, Anjin si spegne all’età di 55 anni e trova sepoltura a Nagasaki. I possedimenti e i titoli nobiliari passano al figlio che aveva avuto in Giappone, mentre la liquidità viene divisa tra la famiglia ancora presente in Inghilterra e quella nuova creata in terra giapponese. Gli anni che susseguono la morte di Anjin sono però più torbidi. Il figlio prosegue nelle spedizioni commerciali con il Sud Est asiatico ma con il 1635 tutto cambia. Il terzo Shogun, Iemitsu, emana l’editto di Sakoku che chiude il Giappone al commercio e ai commercianti stranieri, nel tentativo di spezzare l’enorme influenza che essi avevano acquisito in Giappone. È il primo di tanti passi che terranno il Giappone isolato per i successivi due secoli. 

Al nostro William o Anjin se vogliamo, sono oggi dedicati molti monumenti e rappresenta una figura di spicco e di unione tra le due culture che oggi più che mai convivono e si intrecciano.

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