Nel 1939 forze sovietiche e l’armata imperiale giapponese si scontrano, politicamente e militarmente, lungo il confine tra la Mongolia e la Manciuria.
Lo scontro del 1939 rappresenta il culmine dell’espansione politica e militare delle due potenze nell’area asiatica di comune interesse. Nella seconda metà del XIX secolo, il Giappone avvia una politica di espansione e penetrazione nell’Asia continentale, dapprima scontrandosi con la Cina per il controllo della penisola coreana sul finire del secolo, per poi arrivare ad occupare l’intera Manciuria con la creazione dello stato fantoccio del Manciuquo.
Un tentativo di bloccare questa aggressiva espansione territoriale viene appunto fatto dalla Russia zarista nel 1905, dando inizio alla guerra russo-giapponese, vinta a sorpresa da questi ultimi. La presa della Manciuria crea un diretto confine tra l’Impero Giapponese e la Mongolia comunista e alleata dell’Unione Sovietica, e le tensioni tra i due stati aumentano in seguito all’attacco giapponese all’enorme ma debole Cina nel 1937.
La nuova linea di demarcazione tra la Mongolia e il Giappone diventa da subito un punto caldo, con entrambe le fazioni che tentano farla avanzare e rispettivamente arretrare di diversi chilometri. La tensione aumenta quando nel Maggio del 1939, uno squadrone mongolo in sella ai propri cavalli decide di oltrepassare la linea di demarcazione rappresentata dal fiume Khalkhin Gol e provocare i giapponesi con una fulminea ed inaspettata incursione nei loro territori.
La risposta dei reparti nipponici non si fa attendere e riescono a respingerli senza problemi. Due giorni dopo, il 13 Maggio, gli squadroni mongoli, questa volta in numero piú grande, oltrepassa nuovamente il fiume e si scontra con reggimenti giapponesi appartenenti alla 23esima Divisione, venendo nuovamente ricacciati dietro il confine. Nel frattempo i sovietici accolgono l’opportunità creata dagli alleati mongoli e arrivano in loro supporto: il 57esimo Corpo Sovietico, presente nella zona, si unisce alle incursioni mongole sul finire del mese, attraversando con loro il Khalkhin Gol e cercando uno scontro che presto si concretizza. Il reggimento nipponico comandato da Azuma viene a scontrarsi con i sovietici, i quali riescono ad accerchiarli e ad infliggere loro quasi 100 morti prima di battere in ritirata.
La battaglia vinta dai sovietici segna l’inizio di un’escalation, con invio di moltissimi reparti da entrambi le parti. Lo stesso Zhukov, futuro eroe sovietico della Seconda Guerra Mondiale, viene inviato nella zona in qualità di nuovo comandante del 57esimo Corpo.
Entro poche settimane, l’armata giapponese del Kwantung, nota per il grado di indipendenza all’interno delle forze armate imperiali, riesce a schierare 30.000 soldati pronti ad intervenire contro le forze comuniste. Dall’altra parte, Zhukov porta con sé nuove forze terrestri ed aeree ed il nervosismo tra i due schieramenti si alza sempre di più. Da Tokyo le direttive sono chiare: la priorità è rappresentata dalla Cina e una guerra aperta contro i sovietici vanificherebbe qualsiasi progresso fatto fino ad allora. L’aviazione del Kwantung però fa di testa sua e risponde con il bombardamento di un aeroporto sovietico a ridosso del confine, senza troppi rimproveri dalla madrepatria assume una posizione sempre meno coerente sulla situazione.
Non a caso infatti, il 2 Luglio 1939, stanchi di queste scaramucce di confine, i giapponesi lanciano un’offensiva coordinata su due direttrici. Da una parte, quattro reggimenti si apprestano ad attaccare le posizioni sovietiche nei pressi di Baintsagan per poi ripiegare in direzione del ponte di Kawatama; dall’altra reparti di carri supportati da fanteria, attraversano il Khalkhin Gol e danno battaglia ai reparti nemici presenti sulla sponda opposta, nel tentativo di ricacciarli indietro e assicurarsi una testa di ponte.
L’avanzata si rivela tuttavia difficoltosa fin dalle prime ore, data la superiorità sovietica in cielo, nettamente rinforzata dall’arrivo dei bombardieri Tupolev SB/2 che si coordinano con le truppe di terra. I nipponici lanciano attacchi per tutto il mese di luglio, con scarso successo. Il problema logistico sembra penalizzare questi ultimi più di tutti: i rifornimenti di carburante e munizioni faticano a raggiungere la linea del fronte limitando fortemente le capacità offensive delle divisioni impiegate.
Zhukov intanto raccoglie pazientemente quante più forze possibili, riuscendo a schierare tre reggimenti carri e due reggimenti motorizzati oltre alle truppe di terra sotto il suo comando. Oltre 500 aerei da combattimento e due divisioni di cavalleria mongola arrivano in supporto, creando una forza offensiva di non poco conto. Nei primi giorni di Agosto vengono diretti tre attacchi per saggiare la difesa nipponica, costituita in gran parte solamente da forze appartenenti alla 23esima Divisione, mal schierati oltretutto. Zhukov sente la debolezza del nemico e decide di non indugiare ulteriormente, adesso che il vento di guerra sta per investire l’intera Europa. Alle 5.45 del 20 Agosto 1939, 50 mila soldati sovietici supportati da carri armati e dai velivoli in cielo si riversano sulle posizione giapponesi, colti di sorpresa. Entro soli cinque giorni, i mezzi corazzati di Zhukov riescono con successo a mettere in atto la loro manovra a tenaglia e intrappolano la 23esima Divisione nipponica nei pressi della piccola località di Nomonhan.
I giapponesi, fedeli al loro spirito ed alla tradizione, non si arrendono dopo gli inefficaci e ripetuti tentativi di rompere la sacca, venendo bombardati costantemente con grandissime perdite. Una coordinata controffensiva giapponese con l’obiettivo di liberare la divisione accerchiata viene però fermata dal cessate il fuoco concordato tra le due nazioni che entra ufficialmente in vigore alla metà di Settembre.
Gli accordi del trattato vanno tutti a vantaggio dell’Unione Sovietica, la quale riesce a dettare un nuovo confine tra la Mongolia e il Manciuquo, e soprattutto riesce a strappare a Tokyo un patto di non belligeranza che darà la sicurezza a Mosca di poter spostare le divisioni siberiane, fondamentali nelle future battaglie sul fronte europeo. Meno di 6 anni dopo la battaglia di Khalkhin Gol, i sovietici daranno il colpo di grazia al quasi sconfitto Impero Giapponese, mettendo fine alla Seconda Guerra Mondiale anche nel teatro del Pacifico.