Danko: la recensione

“Danko”. “Nato stanco.” L’unico momento di brio di un film altrimenti piatto e noioso.

 

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Eppure. Eppure io mi ricordo che da giovincello, quando i film li registravi su VHS e li rivedevi, con la grana grossa a deformare le immagini ed un sonoro, un milione di volte, a me Danko piaceva. Ricordo un film pieno di battute, di interessanti inseguimenti e sparatorie, emozionante. E invece.

E invece a rivederlo tren’anni dopo la sua uscita nelle sale, ci si rende conto di come Danko sia proprio nato stanco, ma invecchiato anche peggio. Manca, come detto, di brio; non genera molto interesse nello spettatore. Forse e’ anche colpa del fatto che ci siamo abituati, nel corso degli anni, a vedere Schwarzenegger che si prende in giro da solo, che realizza film anche d’azione ma piu’ spesso umoristici e sempre in ogni caso paradossali. Qui invece sembra di cogliere un verso a Rocky IV, dove il rivale di sempre Sylvester Stallone cercava di instaurare un dialogo fra i blocchi USA-URSS; qui Schwarzenegger veste i panni di un poliziotto russo che vola negli USA per cercare e catturare un criminale omicida. A coadiuvarlo un Jim Belushi decisamente sotto tono; fra i due non scatta mai l’amalgama e non si prova mai empatia per la coppia di poliziotti.

 

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La trama di per se non sarebbe nemmeno malvagia, ma l’aspetto poliziesco non e’ sufficientemente sviluppato. I germi pero’ c’erano, la storia di fondo e’ interessante e sta anche in piedi; manca pero’ tutto quel lavoro di approfondimento avrebbe conferito al film maggior spessore (ma probabilmente un’altro tono, facendo virare la scelta dell’attore protagonista su qualcuno di piu’ compassato e meno appariscente). Ci si concentra di piu’ sulle scene d’azione, ma cosi’ il film manca di una chiara connotazione, di un’anima, di carattere.

Il valore aggiunto insomma doveva essere la figura dell’attore austriaco, ma qui toppa in pieno. Arnold, che risulta irresistibile nelle commedie, qui assume un tono da picchiatore granitico che non e’ nelle sue corde, e si vede molto chiaramente. Il film non decolla in nessun modo, ed e’ strano notando che in cabina di regia c’e’ quel Walter Hill autore di successi come I Guerrieri della Notte e, soprattutto, 48 Ore.

Danko e’ una di quelle pellicole figlie del momento storico, e che possono essere accuratamente evitate.

 

Danko, 1988
Voto: 4
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