The Gallery: la recensione

The Gallery è il perfetto esempio di come i videogiochi siano diventati veicolo di propaganda per gruppi politici ed estremisti dei diritti civili.

 

 

Negli ultimi anni il mondo dei videogiochi è inflazionato ed abusato da produzioni che hanno sposato in pieno l’estremismo generato dal voler negare la natura e le leggi di una società che hanno funzionato per millenni, e che vogliono imporre il loro diktat invece di mostrare punti di vista diversi. Un caso famoso è Life Is Strange, titolo che ha basato le sue fortune sul voler sdoganare l’omosessualità come valore presso i giovani.

 

 

The Gallery va molto oltre; in cinque minuti veniamo assaliti da critiche contro la Brexit e contro la gestione della pandemia in Gran Bretagna, da una scena di sesso gay (per favore, almeno i suono umidiccio dei colpi di lingua potevate risparmiarceli!), un tizio che si fuma le canne come fosse la cosa più normale che ci sia e l’inizio di una ramanzina che andrà avanti per tutto il gioco contro il capitalismo, lo sfruttamento e l’agiatezza dei borghesi. Una roba degna dei peggiori centri sociali anarchici.

 

 

Sarebbe stato bello se a queste critiche si fosse approfondito il tema degli influencer, spesso persone prive di spessore culturale o anche solo competenza, e dei social media, in grado di indirizzare quelle masse prive di senso critico (esattamente come vuol fare The Gallery); ma evidentemente è un tema troppo spinoso, e gli sviluppatori probabilmente non volevano rischiare di darsi una zappa sul piede inimicandosi chi può promuovere il loro gioco nelle platee di riferimento.

 

 

Il gioco è fondamentalmente questo: un veicolo di propaganda mirato a far vedere quanto siano nel giusto gli attivisti e quanto siano cattivi e corrotti gli altri; e lo fa sbattendo in faccia con violenza non tesi, ma dogmi imposti dall’ideologia corrente sempre più diffusa nel mondo occidentale. Già questo basterebbe a derubricare il gioco a semplice spot; ma a questo vogliamo aggiungere anche la disamina tecnica di un titolo che si può tranquillamente finire in un’ora, e che anche se prevede sei finali rigiocherete solo se siete dei rivoluzionari comunisti amanti del vostro stesso sesso.

 

 

L’intero gioco è basato sull’ormai canonico stile del full motion video che ci permette di fare delle scelte, dalle quali partono dei bivi che ci mostreranno altre scene che ci chiederanno di prendere ulteriori decisioni e così via fino alla fine del gioco. Il comportamento dell’antagonista sarà influenzato dalle scelte che abbiamo fatto in precedenza, cosa che alla lunga ci porterà ad uno dei sei finali possibili, raggiungibili comunque in circa 60 minuti; per vederli tutti dovremo rigiocare numerose volte un gioco che per sua natura a quel punto avrebbe poche sorprese da offrire.

 

 

Bug non ne abbiamo incontrati, anche se abbiamo notato dei piccoli scatti nel passaggio da una sequenza video all’altra.
La fotografia è tutto sommato buona, considerando che in alcuni momenti l’attenzione viene puntata sui dipinti della galleria d’arte in cui ci troviamo. Questi sono probabilmente i momenti migliori del girato; quando entrano in scena gli effetti speciali, la sensazione di posticcio è forte.
Gli attori non sono niente di speciale, e tolti il protagonista principale, il travestito e l’attrice che interpreta la sorella, il livello di recitazione del cast è sicuramente rivedibile.

 

 

Se fosse stata un’avventura normale, un passatempo come i videogiochi dovrebbero essere, la nostra valutazione su The Gallery sarebbe stata sicuramente diversa. Ma questo è un prodotto realizzato in malafede e da cui stare lontani; anche se la realizzazione tecnica è sulla linea di galleggiamento e la trama, separata dalle motivazioni politiche, potrebbe anche essere interessante, tutto è compromesso dall’estrema politicizzazione del gioco. Esistono due linee temporali (1981 e 2022) ma i temi sono gli stessi, stessi sono i proclami, e stessi sono anche i violenti messaggi mandati; in aggiunta, non c’è nessuna fedeltà storica nel comportamento, nello stile di vita o nei comportamenti sociali.

The Gallery non è un videogioco, ma un continuo slogan politico estremista. Piuttosto che giocare cose di questo tipo, tanto vale andarsi a cercare i video dei comizi di Lenin o di Vladimir Luxuria. Il lavaggio del cervello è lo stesso, ma almeno Youtube è gratis.

 

The Gallery, 2022
Voto: 1
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