Il curioso ibrido ha una bella atmosfera ed un sistema di gioco pacato, ma è indirizzato a chi piace leggere molto ed in inglese.
Citizen Sleeper è uno di quei giochi che sono capaci di affascinare e catturare l’attenzione grazie alla loro struttura atipica. Il titolo, edito da Fellow Traveller, basa molto del suo fascino sull’atmosfera, ottimamente resa pur essendo un gioco quasi esclusivamente testuale e mancando di animazioni degne di menzione.
Similarmente a Suzerain, Citizen Sleeper ha una forte componente di storia interattiva ma, rispetto al titolo politico, qui l’attenzione posta sugli elementi di scoperta ed interazione è certamente superiore.
La storia ci vede risvegliarci privi di coscienza in una stazione orbitante (lo stesso cliché del meno riuscito Xel), e scoprire presto che non siamo propriamente un essere umano. Starà a noi scoprire chi siamo, perché siamo finiti lassù e capire come tirarci fuori d’impaccio.
Il gameplay di Citizen Sleeper presenta elementi diversi: la porzione che si appoggia agli ausili testuali (numerosi, compatti, non sempre semplici da leggere al di là del fatto che siano esclusivamente in inglese) sfrutta anche il sottofondo sonoro (estremamente azzeccato) per raccontare una storia che si sviluppa solo marginalmente in base alle nostre scelte. Se come è ovvio alcune possibilità ci sono via via precluse, la scoperta dell’ambiente di gioco è abbastanza lineare e sequenziale, a prescindere dalle nostre azioni.
Questo non è necessariamente un male, anche perché l’ambiente di gioco è strutturato in modo da farci accedere a nuove aree (che rappresentano storie, scelte o cose da fare) in modo graduale, nascondendoci zone della stazione spaziale fino al raggiungimento di determinate condizioni.
Quando si interagisce con queste zone si capisce che il gameplay offre un sistema ibrido di avventura/gioco di ruolo/gioco da tavolo: le azioni infatti si risolvono con un risultato basato su quelle disponibili per quel turno, influenzate da un tiro di dado e dalle caratteristiche del nostro personaggio, che possiamo migliorare andando avanti nella storia. Da questo punto di vista Citizen Sleeper può ricordare il gioco da tavolo di Fallout, anche se il titolo videoludico non ha rigiocabilità (per Fallout la situazione è migliore, ma non tantissimo).
Lo sviluppo del gioco avviene a turni e per cicli (giorni), che vedono anche l’esaurimento delle nostre energie e della nostra condizione fisica. Questo, insieme ad alcuni eventi che vanno risolti entro un determinato tempo, mette fin da subito pressione al giocatore, il quale sarà costretto a scegliere cosa prioritizzare senza avere la certezza di riuscire nel suo intento.
Dal punto di vista della trama, oltre al consumato e stereotipato cliché delle megacorporazioni che sfruttano le persone, elemento fin troppo frequente nei racconti di fantascienza, Citizen Sleeper non è esente dal supportare quelle tematiche divisive della teoria gender che puntano a far cambiare mentalità e linguaggio alla società. Nonostante ciò, affronta questi temi in modo blando, tanto da non risultare ripetitivo, schierato o fastidioso; per questo motivo il gioco risulta godibile anche per chi rifugge ogni ideologia o moda sociale.
Citizen Sleeper è tutto sommato un buon gioco, che però non dura tantissimo (lo si conclude in una dozzina di ore) e che richiede che il giocatore sia pronto ad affrontare blocchi di testo talvolta criptici. Col fatto che il ritmo è piuttosto lento, si fa fatica a giocarlo per lunghe sessioni, cosa che aumenta il tempo necessario per finirlo (non come tempo di gioco ma come tempo reale).
Manca anche la localizzazione (che probabilmente non risolverebbe il problema della cripticità dei dialoghi), quindi chi si avvicina al gioco deve sapere a cosa va incontro.
Se il genere piace, il gioco può essere una buona alternativa.