Neuronet: Mendax Proxy – la recensione

Per essere divertenti, le storie interattive devono compensare la passività del gameplay con una trama avvincente; è il caso di Neuronet: Mendax Proxy?

 

 

Negli ultimi anni stiamo assistendo ad un proliferare di videogiochi che sono in realtà un lungo racconto con pochi momenti di interazione. È una categoria che premia i piccoli studi di sviluppo che magari hanno una storia da raccontare ma pochi mezzi per realizzare il proprio titolo.
Se i giochi di Telltale come The Walking Dead (il primo episodio, magari, gli altri sono evitabili) o The Wolf Among Us hanno tracciato la strada, e titoli come Suzerain hanno permesso di affrontare tematiche più complesse, sono tantissimi i progetti che tentano la sorte cercando di prendere il meglio dei caposaldi di questo genere videoludico. Neuronet: Mendax Proxy però ha un approccio diverso; e non è detto che funzioni.

Impersoneremo un’intelligenza artificiale chiamata a gestire una città futuristica e migliorare la vita dei suoi cittadini; dovremo interfacciarci con alcuni personaggi (importanti e cittadini comuni) per tentare di scoprire gli aspetti nascosti della storia attraverso una infinita sequela di scelte binarie che dovremo effettuare. E vi anticipo subito che, purtroppo, non ci sono affatto aspetti nascosti.

 

 

 

Neuronet: Mendax Proxy non presenta particolari peculiarità; si tratta di rispondere a domande o gestire situazioni proposte da personaggi che contornano la nostra presenza, personaggi tutto sommato abbastanza stereotipati, che ci lasciano piuttosto indifferenti e che talvolta scadono nei più classici clichè imposti dai nostri tempi.
I dialogi a cui siamo obbigati ad assistere variano notevolmente in interesse; di fatto quasi tutti quelli filosofici o che hanno un risvolto sociale sembrano costruiti per un pubblico ben preciso, vista la noia che scaturiscono in un giocatore medio, o per meglio dire lettore medio.

 

 

Dico lettore perchè l’interazione nel gioco si limita a permetterci di scegliere tra due opzioni al termine dei dialoghi. Fin troppo spesso le scelte sono molto simili o addirittura uguali, mentre in altri casi non è immediatamente chiaro come e se andremo a influenzare le quattro caratteristiche che denotano lo stato della nostra città (disponibilità economica, felicità della popolazione, sicurezza e controllo, capacità di elaborazione); caratteristiche, peraltro, di cui non si riesce a capire l’influenza sul gioco, ammesso che ci sia.

 

 

I dialoghi, insieme alle schermate grafiche statiche, sicuramente aiutano a creare un mondo di gioco tutto sommato credibile, ma allo stesso tempo non suscitano alcuna emozione nel giocatore. Non c’è nessun trasporto, non si percepisce alcuna empatia nei confronti di alcun personaggio o dell’AI stessa; è tutto fin troppo lineare e affatto accattivante. Non c’è profondità nelle storie dei personaggi, nessuno spunto riflessivo. Hanno mediamente il carisma di un tovagliolo di carta stropicciato.
Il gioco manca completamente di mordente, e il fatto di non poter visualizzare instantaneamente il testo, costringendoci ad aspettare inutilmente il lento apparire delle parole, ci porterà dopo alcune ore a saltare la lettura della parte finale del testo una volta intuitone il senso. Un fallimento totale, visto il tipo di gioco.

 

 

Eppure il mondo di Neuronet: Mendax Proxy avrebbe meritato di essere maggiormente raccontato, con le sue sfaccettature appena sussurrate quando invece avrebbe potuto essere una vera e propria colonna portante del racconto; un racconto tutto sommato sterile inserito in un gameplay noioso dove, al contrario di altri titoli simili (come il Suzerain di cui abbiamo parlato in apertura) la sensazione di essere calati in un mondo vivo, e non essere testimoni passivi, è presente.

Qui le due opzioni offerte, quando (se) differenti, non fanno invece alcunchè per immergerci nel gioco; e se perlomeno, il doppiaggio è sicuramente di buon livello e fa assolutamente il suo dovere, non altrettanto si può dire per la capacità dei dialoghi di catturare l’attenzione del giocatore.

 

 

Neuronet: Mendax Proxy aveva un ottimo potenziale di partenza, con la possibilità di presentare un mondo cyberpunk vivo e intenso o proporre il tema della gestione delle IA; invece il gioco si perde in una tediosa sequela di dialoghi di scarsissimo interesse e scelte che non sembrano realmente influenzare il gioco (e se lo fanno, il più delle volte non se ne ha la percezione). Su tutto, al giocatore non è dato modo di esprimere realmente le scelte che vorrebbe prendere; due sole opzioni di risposta per domanda, e spesso incanalate verso un’unica direzione, non aiutano affatto.
Peccato; non è questo che ci aspettiamo da una storia realmente interattiva.

 

Neuronet: Mendax Proxy, 2023
Voto: 4.5
Per condividere questo articolo: