Tekken: Bloodline – Stagione 1: la recensione

Il prodotto sembra clamorosamente sbagliato: non soddisfa i fan e non attira l’attenzione delle nuove generazioni. Forse però può ancora salvarsi.

 

 

Prendi quel minimo di storia che viene narrata nel videogioco Tekken 3, unisci un lungo prologo, taglia tutte le trame di contorno ed ottieni Tekken: Bloodline. Un po’ pochino? Probabilmente sì, ma siamo di fronte ad una stagione di sei episodi da venti minuti l’uno, compresi di titoli di coda e sigla.

Jin Kazama è un giovane artista marziale che vive con la madre. L’antico demone Ogre viene attirato dal crescente desiderio di combattere del giovane ragazzo e, come una creatura mitologica, discende dal cielo per dare battaglia. La madre di Jin decide di proteggere il figlio e combatte contro il mostro, ma viene sconfitta. Seguendo le ultime volontà della madre, Jin parte alla ricerca di suo nonno, un uomo d’affari e artista marziale di nome Heihachi Mishima. Quest’ultimo decide di prendere con sé il nipote e di allenarlo al fine di uccidere Ogre.

 

 

Jin e Heihachi sono i protagonisti della storia che gira tutta intorno al potere del sangue dei Kazama e dei Mishima; solo a tratti Hwoarang e la giovane Ling Xiaoyu compaiono nella prima parte della serie come figure che crescono accanto a Jin. La seconda parte invece è incentrata sul torneo di arti marziali organizzato da Heihachi per attirare Ogre; questo imponente progetto però nasconde dei piani che vanno ben oltre la semplice vendetta nei confronti del mostro.

Quello che ci si aspetta da una serie ispirata ad uno dei più iconici picchiaduro della storia sono proprio i combattimenti. Incredibilmente non è così: ci troviamo di fronte ad un chiacchiericcio, a volte anche un po’ sterile, che riempie costantemente le lunghe scene tra una scazzottata e l’altra. I dialoghi possono essere anche un ottimo modo per creare un po’ di profondità in una trama che di partenza non ne ha molta, ma è particolarmente fastidioso assistere ad una lentezza espositiva che causa più noia che solennità.

 

 

Tekken: Bloodline cerca fortemente l’approvazione dei fan, proponendo costumi molto simili a quelli presenti nel videogioco e animazioni che ricalcano le mosse più spettacolari e conosciute. Purtroppo sia le animazioni in 2D che in 3D non rendono giustizia al prodotto e sono di qualità altalenante. Non aiuta neanche il fatto di aver 6 episodi di venti minuti l’uno, perché sembra di assistere ad un riassunto e non ad un prodotto animato che dovrebbe ampliare le trame presenti nel videogioco.

In conclusione Tekken: Bloodline non soddisfa i fan dei videogiochi, non approfondisce le tematiche presentante in Tekken 3 e di certo non attira nuovi fan. È un prodotto sbagliato? Probabilmente sì, ma può ancora salvarsi. Come? Le future stagioni, sempre che Netflix non le cancelli, possono essere impostate per ripercorre la storia di ogni singolo protagonista del videogame; così avrebbe senso aver concentrato la storia di Jin e Heihachi in solo sei episodi. Ora come ora però è impossibile valutare positivamente quest’opera che risulta purtroppo tremendamente sbagliata.

 

Tekken: Bloodline – Stagione 1, 2022
Voto: 4
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