Gli ingiustificabili estremismi del Black Lives Matter

In questi giorni stiamo assistendo all’ennesima follia targata radical chic. Il movimento Black Lives Matter sta mettendo a ferro e fuoco gli Stati Uniti, e invece di reprimere le violenze come ci si aspetta da uno Stato forte, tutto viene concesso e perdonato ai manifestanti e ai violenti.

 

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Quello che e’ avventuo dopo la morte di George Floyd e’ inqualificabile. Il BLM, come molte delle aggregazioni di popolo che hanno una certa connotazione politica, e’ un movimento divisivo e tutt’altro che pacifico. Quella che doveva essere una protesta piu’ che legittima si e’ trasformata in pochissimo in una scusa per dare addosso allo Stato, alla legalita’, alla Polizia e alla tradizione. E come sempre accade quando a protestare sono i democratici, i progressisti, i buoni insomma, tutto viene concesso, tutto viene perdonato; tutto e’ lecito in nome di una ideologia politica.

 

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La morte di George Floyd non e’ giustificabile per il modo in cui e’ avvenuta, e chi l’ha causata deve essere punito di conseguenza. Si e’ trattato di un abuso? La Polizia statunitense agisce in modo troppo crudo e fuori dalle regole? Bene, ci sono modi e tempi per agire di conseguenza in modo civile e democratico. E al tempo stesso e’ assurdo far assurgere al rango di povera vittima un pluripregiudicato, autore di reati legati alla droga e contro la persona. Ed e’ assurdo che questo caso sia stato usato strumentalmente, come sempre avviene, arrivando addirittura a giustificare l’ingiustificabile: aggressioni, furti, distruzioni, devastazioni di ogni tipo. Provate a cercare su internet le foto dei saccheggi e degli scontri: sono praticamente introvabili, sparite dal web come se niente fosse.

 

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Probabilmente e’ vero che negli USA c’e’ un problema razziale; ma e’ vero in entrambe i versi. Da un lato i suprematisti bianchi, sicuramente una componente viva nel mid-west e nel profondo sud, e dall’altro gli estremisti del politically correct, delle minoranze prima di tutto, della teoria gender. Ancora una volta, gli estremi sono il male ma uno sembra godere dell’appoggio dei media che infulenzano l’opinione pubblica. Non e’ certo la prima volta che accadono disordini e saccheggi, opera soprattutto della comunita’ nera; ed e’ anche vero che la maggior parte dei reati di microcriminalita’ sono normalmente compiuti dalla stessa comunita’.
Possiamo stare a discutere dei motivi di fondo, di una poverta’ sicuramente piu’ diffusa fra i neri d’america rispetto ai bianchi (ma signori, ci sono anche gli asiatici, e non mi risulta siano un problema); probabilmente e’ vero che c’e’ un problema culturale di fondo, un modo di vivere e di crescere diverso. Ovvio, non per un discorso di DNA ma per il substrato culturale; ma il problema c’e’. Come c’e’ il preconcetto che i neri siano oppressi e i bianchi dei corruttori dell’animo, un atteggiamento autodistruttivo di certe classi sociali che si definiscono progressiste ma che vivono nell’ipocrisia e nell’inconfessato ma evidente desiderio di distruggere la societa’ per sostituirla non si sa bene con cosa.

 

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Ma c’e’ anche un’altra realta’ da raccontare: quella del chiaro tentativo di mettere in difficolta’ Trump in vista delle prossime elezioni presidenziali.
Se prima dell’emergenza Covid dicevamo che Trump aveva la rielezione in pugno, oggi lo scenario e’ cambiato. Alcune scelte “alla Trump” durante l’emergenza medica hanno fatto scendere fortemente i suoi consensi nei sondaggi, ed anche una serie di esponenti repubblicani si sono schierati a favore del democratico Biden. Su quest’ultimo punto ci sarebbe da discure, perche’ Trump non e’ mai stato ben visto negli ambienti repubblicani: e’ un cavallo sciolto, incontrollabile, sicuramente eccessivo nei toni e nei modi, ma che incontra il favore di una larghissima fetta della popolazione americana stanca di vedere il proprio paese demolito dall’interno ad opera della finanza speculativa e oggetto di devastazione culturale da parte degli uomini di Soros, impegnati ad imporre un nuovo ordine mondiale focalizzato alla distruzione dell’attuale tessuto sociale per ottenere il famoso divide et impera.

 

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Per quanto Trump possa non piacere, e’ indubbiamente il politico di riferimento di quell’America che vuole riaffermare la propria tradizione ed il sentimento nazionale, nel bene e nel male. Probabilmente il politico statunitense piu’ discusso del dopoguerra, Trump e’ oggi ad un crocevia fondamentale: su di lui si combatte tra formazioni di destra, nazionalisti e cristiani estremisti da una parte e radical chic, anarchici, pro-gender e servi del politically correct dall’altra. In ogni caso chi ne uscira’ sconfitto e’ il buon senso; con Trump avremo un uomo alla Putin al governo della principale superpotenza mondiale (un bene o un male? Oggettivamente Trump i suoi risultati in politica estera li ha ottenuti); se dovesse vincere Biden, avremo invece un ritorno della finanza al governo degli Stati Uniti come ai tempi di Bush Jr. e di Obama; la stessa finanza che ha provocato le bolle speculative e le crisi finanziarie degli ultimi venti anni e che hanno messo in ginocchio intere fascie di popolazione mondiale, anche nella stessa Europa in cui il BLM ha attecchito sui soliti noti.

 

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Forse, paradossalmente, usare il pugno duro potrebbe tornargli molto piu’ utile di quanto pensino i radical chic di casa nostra. Resta il fatto che le elezioni presidenziali statunitensi si avvicinano sempre piu’ rapidamente, con un esito estremamente incerto (i sondaggi danno Trump una decina di punti percentuali sotto Biden, ma oltre a non essere numeri certi come sappiamo negli USA il sistema elettorale si basa sui Grandi Elettori), e in Europa e’ in atto un tentativo di autodistruzione da brividi e degno di una sollevazione popolare contro chi sta tentando di distruggere le nostre tradizioni e la nostra cultura.

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