Il 23 Agosto 1944 la Romania cessa le ostilità contro i sovietici, dichiarando repentinamente guerra all’ex alleato tedesco.
Giorno dell’infamia o della salvezza nazionale? Da anni questa domanda divide chi si interessa e si appassiona agli eventi della seconda guerra mondiale. Il 23 Agosto 1944 rappresenta uno dei punti di svolta negli eventi che portano alla conclusione del terribile conflitto: è infatti, la data nella quale la Romania, fedele alleato della Germania nazista, interrompe le ostilità contro le forze sovietiche e passa dalla parte degli Alleati grazie ad una sorprendente quanto inattesa dichiarazione di guerra contro la Germania, dagli effetti immediati.
Per più di tre lunghi anni, a partire dall’inizio dell’Operazione Barbarossa, la Romania ha appoggiato in maniera attiva lo sforzo militare dell’Asse contro l’Unione Sovietica fornendo a Berlino sia il più numeroso esercito tra tutti gli alleati, che il prezioso oro nero tanto indispensabile per l’industria bellica tedesca. Questa alleanza tra le due nazioni, figlia dell’aggressività sovietica che occupa la Bucovina e Bessarabia rumene nel 1940 (con l’accordo degli stessi tedeschi nel trattato segreto di Molotov-Ribbentrop) si pone come primo e fondamentale obiettivo quello di recuperare le regioni perdute. Antonescu, alla guida del paese e dell’esercito, decide di proseguire la campagna al fianco degli eserciti dell’Asse, addentrandosi nelle steppe ucraine. Un anno e mezzo dopo, nei pressi di Stalingrado, i poderosi attacchi sovietici spezzano le divisioni rumene: molti i morti sul campo di battaglia, ancora di più quelli che muoiono verso i gulag siberiani.
Dal 1943, l’esercito rumeno, così come quello tedesco, batte in ritirata ovunque arrivando, alla metà del 1944, ai confini della Romania. L’esito della guerra sembra ormai chiaro, e le forze politiche rumene, guidate dal giovane Re Michele I di Romania – fino ad allora abilmente messo da parte nelle politiche interne rumene da Antonescu – si mobilitano alla ricerca di una via d’uscita che possa garantire sopravvivenza e sovranità alla nazione nel mondo post-bellico. Ancora più importante, si vogliono evitare a tutti i costi le devastazioni di una guerra totale nel giardino di casa propria: i tedeschi, infatti, per tutta l’estate del 1944 militarizzano e fortificano la catena montuosa dei Carpazi che, un po’ come gli Appennini italiani, formano la spina dorsale della Romania geografica.
Per tutta l’estate Re Michele, insieme a politici e militari favorevoli alla tregua con l’Unione Sovietica, prende contatti con gli Alleati, informandoli della decisione di mettere in atto un colpo di stato, destituire il governo militare di Antonescu e rivolgere l’esercito contro i suoi ancora alleati tedeschi. Vengono reclutati personaggi chiave, come generali e ufficiali delle divisioni in riserva, e il comandante e tutti i membri della guarnigione di Bucarest, al fine di formare un nuovo governo, diviso tra componenti democratiche e comuniste.
Il 20 Agosto ha inizio l’offensiva sovietica sulla linea Cernauti-Iasi-Chisinau, e il Re capisce di non avere più molto tempo. Il 23 Agosto, poco dopo l’ora di pranzo, Michele incontra Antonescu, che categoricamente rifiuta un atteggiamento collaborativo verso i piani del monarca, motivo per cui viene arrestato. Viene subito inviato un telegramma al comando britannico in Egitto, informando così gli Alleati della messa in moto del colpo di stato. Alle ore 22 dello stesso giorno, Re Michele annuncia in diretta radio la tregua con i sovietici e la dichiarazione di guerra contro la Germania. Bucarest festeggia, sollevata all’idea di non dover affrontare i russi, ma è il caos. Il corpo diplomatico tedesco raggiunge il palazzo reale chiedendo spiegazioni, mentre la guarnigione di Bucarest, fedele al Re e al nuovo governo, si prepara a neutralizzare i tedeschi a nord della città.
L’aviazione tedesca si attiva fin da subito, bombardando il centro cittadino e il palazzo reale, ma l’intervento degli aerei statunitensi sul cielo di Bucarest ne impediscono effetti troppo gravi. Nel frattempo, la situazione al fronte è caotica: i sovietici avanzano senza incontrare alcuna resistenza, ma con l’atteggiamento da conquistatori. I soldati incontrati a ridosso del fronte vengono fatti prigionieri, mentre i depositi di munizioni, di generi alimentari e i centri abitati vengono duramente saccheggiati. I tedeschi d’altra parte, capiscono l’inutilità di una resistenza nelle regioni pianeggianti della Moldavia e della Valacchia e decidono di unire le forze a quelle ungheresi in vista di una difesa della Transilvania. I sovietici avanzano rapidamente in un territorio che vedono e sentono ostile. Il 31 Agosto, poco meno di una settimana dal colpo di stato, entrano a Bucarest. L’esercito rumeno viene subito riorganizzato e messo a disposizione per le successive operazioni offensive, concludendo la guerra nel maggio 1945 nelle regioni dell’attuale Slovacchia e Repubblica Ceca.
Il 23 Agosto ha rappresentato, fino alla caduta del comunismo nel 1989, il giorno della festa nazionale rumena. Attualmente questa data viene duramente contestata ed è oggetto di incessante dibattito tra gli appassionati rumeni, dividendo chi reputa saggia la decisione di abbandonare la guerra – vedendo così la nazione in qualche modo riscattata e salvata – e chi invece considera questo giorno un atto di tradimento che infanga la credibilità e l’onore nazionale.