Il video che sta circolando rischia di rovinare sia la vita politica che quella privata della seconda più giovane Capo di Stato donna del mondo.
Il video di una festa privata, organizzata in casa da un gruppo di amici ripresi mentre si divertivano ballando e sorseggiando un drink, è diventato un caso politico prima in Finlandia e poi nel resto del panorama internazionale; il motivo è la presenza alla festa della Premier finlandese Sanna Marin, ritratta anche lei con un drink in mano mentre era impegnata a ballare con i suoi amici.
Le critiche verso l’atteggiamento della Premier, scagliate immediatamente sia dalla platea sociale che da quella politica, hanno assunto molteplici sfumature di contenuto e di forma; infatti non solo è stata accusata di essere inadeguata per le formalità e i protocolli richiesti ad un capo di governo, ma è stata anche criticata per la possibile perdita di credibilità politica che questo scandalo potrebbe portare alla sua persona e al suo carisma, soprattutto ad un tavolo delle trattative. Per questo motivo, vari esponenti del Partito di Centro finlandese hanno chiesto che la Premier rassegnasse le sue dimissioni.
Al di là delle posizioni che ognuno sceglie di assumere in base al proprio senso di moralità rispetto a questa situazione, ciò che sgomenta maggiormente di tutta questa vicenda è che la figura di Sanna Marin non è mai uscita alla ribalta per la sua carriera o il suo operato politico, giudicabile anch’esso positivamente o negativamente secondo il proprio credo politico, ma comunque incontrovertibilmente coraggioso data la giovane età della Premier e il momento storico che il suo Governo sta affrontando.
Sanna Marin e il suo Governo non solo hanno affrontato egregiamente il periodo pandemico, che in Finlandia ha causato appena 5.647 decessi, ma si sono impegnati sin dal primo giorno ad orientare la propria azione di governo secondo un’ottica incentrata sul bilanciamento della sfera lavorativa e di quella familiare, istituendo un congedo parentale egualitario e proponendo una riduzione dell’orario lavorativo a ventiquattro ore settimanali a parità di stipendio, e sull’innovazione tecnologica al servizio dell’ambiente, fissando come obiettivo il 2030 per rendere la Finlandia totalmente libera dall’uso di carbone.
Probabilmente la natura isolata e poco appariscente politicamente della Finlandia, unita alla giovane età e al genere della Premier, hanno fatto scattare gli atavici istinti paternalistici della politica, un mondo che storicamente, nella sua dimensione globale, è sempre stato a trazione totalmente maschilista e non proprio favorevole al ricambio generazionale; la politica, con buona probabilità, è ancora percepita dalla maggioranza dei suoi attori nella sua forma platonica, e quindi caratterizzata da uomini anziani, e per questo saggi, immersi totalmente nella politica, intenti ad elucubrare e ad indirizzare le proprie azioni, in origine al bene della patria, oggi magari al bene del partito.
L’immagine di un capo di stato spogliato della propria veste istituzionale e inebriato dalla felicità che viversi la vita a volte può causare è quasi inevitabile che susciti un certo effetto, forse perché la nostra percezione si costruisce con concetti ed esperienze che in questo caso si fondono e prendono la forma di telegiornali e giornali in cui questi personaggi sono ammantati di serietà e responsabilità a tal punto da farci dimenticare la loro dimensione umana, privata, carnale; la Premier infatti ha affermato di aver comunicato con largo anticipo che in queste settimane si sarebbe presa alcuni giorni di ferie, probabilmente necessari proprio a riappropriarsi della sua dimensione più intima e personale, dei suoi affetti e dei suoi piaceri.
In un mondo utopistico l’intimità dei politici dovrebbe rimanere tale in quanto tutelata come quella di qualsiasi altro cittadino, e ogni cittadino dovrebbe fidarsi della sua rappresentanza politica, disinteressandosi della sua vita privata perché interessato alla componente etica del suo lavoro; dal momento però che la rappresentanza politica nella realtà differisce di molto da quella dell’utopia forse dovremmo essere noi a compiere il primo passo smettendo di interessarci a queste cose.
La Premier Marin ha risposto alle critiche e alle accuse mosse affermando che era una semplice festa con gli amici nella quale si è divertita senza mai perdere il controllo e che, nel caso, sarebbe stata pronta ad esercitare le sue funzioni istituzionali; ha poi aggiunto che la prossima settimana metterà a disposizione l’esito del suo test antidroga, effettuato in seguito ai dubbi sollevati sulla possibile presenza di droghe.
Vista la certezza della risposta, e la prontezza del test antidroga, presumibilmente si tratta della verità, e il video di un semplice festino è diventato, con la giusta retorica, una leva utilizzata dall’opposizione per esercitare pressione sulla figura di una giovane donna alla guida di un paese. Gli effetti che questo evento mediatico avranno sulla Premier politicamente, ma sopratutto psicologicamente, possono però andare oltre il concetto di verità: a livello politico continuerà ad essere soggetta ad attacchi; il tasso di interesse dei media crescerà, e la sua preoccupazione nella gestione del lavoro e della vita personale potrebbe crescere, intaccando magari la qualità di entrambi gli ambiti.
Tutto per un video, o meglio, tutto per una rappresentazione a cui noi diamo un significato e un valore attraverso una nostra analisi iper-soggettiva basata su tradizioni, cultura, esperienze, credenze e momento storico; se l’immediatezza dell’immagine che la rete e i social ci hanno offerto diventa immediatezza nel giudizio, perché manca un processo di astrazione della notizia, dell’immagine o del video, rischiamo di intaccare il concetto stesso di giudizio.