It Returned To The Desert: la recensione

Il remake di Tim Rachor sui formiconi desertici può piacere a chi ricorda con passione il classico di Cinemaware uscito nel 1987.

 

 

It Came From The Desert è stato uno dei giochi più iconici dell’epoca Amiga. Il computer della Commodore segnò l’epoca d’oro dei videogiochi con titoli dalla grafica eccezionale per l’epoca ed in grado di coinvolgere completamente gli utenti; e la battaglia contro i formiconi nel pieno deserto statunitense è un’esperienza rimasta scolpita nel cuore di chi ebbe la fortuna di mettere le mani sul titolo Cinemaware.

In assenza di un remake ufficiale, Tim Rachor ha realizzato un prodotto che riprende molto del titolo padre oltre al nome, un forse non azzeccatissimo It Returned To The Desert che però indica chiaramente che il gioco vuole essere un palese omaggio al classico di oltre 35 anni fa.

 

 

In It Returned To The Desert impersoniamo un geologo inviato a studiare una meteora caduta in una zona desertica dell’Arizona, vicino ad un piccolo insediamento urbano di un centinaio di anime; dovremo parlare con le persone, indagare i luoghi e scoprire cosa sta succedendo e perché.

Rispetto al titolo del 1987, It Returned To The Desert mantiene quasi inalterata l’ambientazione (si passa dagli anni ’50 alla fine degli anni ’80, ma il canovaccio è lo stesso). Una serie di schermate statiche che presentano testo e opzioni di scelta sono lo scheletro della nostra avventura, attraverso il quale faremo conoscenza con gli abitanti della zona e interagiremo (poco) con loro e con l’ambiente.

 

 

Gli incontri coi formiconi, che formavano dei minigiochi a sé stanti, sono stati sostituiti da un sistema di combattimento a turni piuttosto semplice che però, nonostante non presenti opzioni tattiche degne di nota, è abbastanza funzionale e porta a casa il risultato. Sono rimaste quasi tutte le altre sezioni d’azione, fra le quali la fuga dall’ospedale, il pilotaggio dell’aereo e il duello in strada. È stata poi aggiunta la possibilità di reclutare persone e di avere quindi degli aiutanti sul campo durante le battaglie.

Purtoppo, né la parte del gioco dedicata all’investigazione né quella tattica o d’azione riescono a conferire al gioco una profondità particolare; il gamplay sembra un pelo leggerino, anche se va considerato che si tratta di un gioco a basso budget e che alla fine è una trasposizione di un gioco dalle dinamiche rivoluzionarie negli anni ’80 ma che oggi non farebbe urlare al miracolo come un tempo.

 

 

L’aspetto grafico peraltro non convince pienamente; è stato scelto un approccio pixelloso, ma tutto risulta troppo squadrato e poco definito, molto meno “caldo” e coinvolgente dell’originale Cinemaware. La soluzione sarebbe quella di giocare It Returned To The Desert ad una risoluzione inferiore o in finestra, ma nessuna delle due opzioni è nativamente disponibile nel menù del gioco.
Ottima invece la presenza di un esaustivo manuale, cosa ormai rarissima per questo tipo di giochi ed utile sia per i nuovi giocatori che per chi ha amato It Came From The Desert ma deve adattarsi ai cambiamenti effettuati da It Returned To The Desert.

 

 

It Returned To The Desert è fondamentalmente un’occasione per rituffarsi nell’ambientazione del classico Cinemaware; sarebbe ingiusto valutarlo esclusivamente come un gioco a sé stante, non valutandone il contesto. In tal senso, It Returned To The Desert ci consente di riassaporare le battaglie coi formiconi senza dover smazzarsi l’installazione di un emulatore, la ricerca del gioco originale e configurare il tutto.

 

It Returned To The Desert, 2023
Voto: 6.5
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