Continuiamo la nostra analisi sui personaggi del governo Conte: oggi riassumiamo le contestabili scelte di Paola De Micheli.
Dopo aver parlato del ministro (perdonatemi la minuscola, e le prossime) della Pubblica Istruzione veniamo ai Trasporti Pubblici, Ministero cardine per la vita di ogni nazione ed attualmente sotto la responsabilità di Paola De Micheli, già nota per le sue uscite volte a ribaltare spudoratamente la realtà e fare propaganda becera e priva di fatti concreti.
Il ministro in quota PD ed arrivata agli onori delle cronache per essere una delle renziane rimaste al PD (scelta di campo o di poltrona?) è il deus ex machina dietro l’inutile bonus monopattino e lo stravolgimento del codice stradale che autorizza follemente biciclette e monopattini a circolare anche contromano e la stessa mano che sta spingendo le amministrazioni locali per la creazione di piste ciclabili a tutto spiano anche dove queste piste sono pericolose e ingestibili. A voler pensar male, sembrerebbe quasi si voglia agevolare gli abitanti delle zone pianeggianti come l’Emilia-Romagna, il Veneto e l’intera Pianura Padana, casualmente aree più tradizionalmente vicine alla sinistra. Ed anche, ma sicuramente non è così, fare un favore ai principali produttori di monopattini e biciclette elettriche, quasi tutti cinesi, coi quali guarda caso c’è un pericoloso (per i nostri interessi nazionali) accordo in essere e che rende l’Italia terra di conquista per le merci cinesi.
Sempre parlando di proposte per lo meno curiose, Paola De Micheli ha recentemente riesumato il progetto del ponte sullo Stretto di Messina fra il plauso dei suoi colleghi di governo, proponendo però di realizzare solo una tratta ferroviaria… e una pista ciclabile! Evidentemente il progetto supportato da Berlusconi ormai 20 anni fa, che prevedeva anche delle corsie per gli autoveicoli, era troppo illogico e scollegato dalla realtà e quindi meritorio di tutti gli sberleffi della sinistra dell’epoca. O è vero il contrario?
Paola De Micheli è responsabile di tre gravi episodi che si sono verificati in questi mesi. Il primo è avvenuto la scorsa estate, quando il ministro autorizzò l’utilizzo del 100% dei posti a sedere sui treni, quindi azzerando il concetto di distanziamento e mandando su tutte le furie il Ministro della Salute Speranza. Ricordiamo la famosa telefonata del 2 Agosto in cui Speranza, andato su tutte le furie, reclamava (ottenendola) una profonda revisione della disposizione appena emessa dal Ministero delle Infrastrutture e Trasporti.
Il secondo è la mancata programmazione e vigilanza sui trasporti locali, certamente di competenza delle regioni ma su cui il Ministero ha l’obbligo di controllare e imporre azioni correttive, in merito al periodo di riapertura delle scuole: bus e trenini sovraffollati nei quali era ovvio che il Covid avrebbe trovato terreno fertile per la sua diffusione. La completa inerzia della De Micheli ha permesso prima una situazione inaccettabile, e poi, una volta che le scuole hanno in buona sostanza chiuso nuovamente, ha permesso alle stesse aziende di trasporti di tagliare le corse neutralizzando quindi il beneficio derivante dal minor numero di passeggeri per corsa.
E la terza è sul caso Autostrade: ha sempre tenuto un atteggiamento ondivago nella querelle seguita al crollo del ponte Morandi di Genova, al punto di aver permesso che ai Benetton finiscano indirettamente 4 miliardi di euro grazie all’aumento autorizzato dei pedaggi atti a compensare la perdita di valore di ASPI dopo i tragici fatti del 2018. Il fatto che i Benetton siano notoriamente vicini agli ambienti di sinistra è certamente un caso.
Poi ci sarebbero tante altre cosette, come per esempio i ritardi sulle implementazioni del decreto “sblocca cantieri”, ma in confronto questa è robetta.
E lungi dal voler asserire che le scelte della De Micheli siano frutto di incompetenza o fatte per tutelare i gruppi finanziari amici piuttosto che i cittadini: ovviamente sono tutte coincidenze.