Kainga è un validissimo gioco che però soffre della poca attenzione posta ai bug più o meno trascurabili che affliggono la versione finale.
Quando abbiamo provato Kainga mesi fa, siamo rimasti piacevolmente colpiti dal suo stile decisamente atipico e dall’idea di fondo, che ci ha ricordato Populous sotto diversi aspetti.
A quasi un anno di distanza, e diversi mesi dopo il suo rilascio in versione 1.0, Kainga – Seeds Of Civilization lascia un po’ l’amaro in bocca: è un gioco potenzialmente eccezionale ma che per via di alcune facilmente risolvibili mancanze non centra l’obiettivo di imporsi come punto di riferimento nel suo genere.
Graficamente, Kainga si presenta in modo impeccabile; utilizza un misto 3D-2D, dove lo scenario è realizzato tridimensionalmente, insieme agli animali che popolano la zona, alla vegetazione ed alle strutture; i nostri sudditi invece, insieme ad alcuni elementi secondari, sono in 2D e hanno delle animazioni volutamente approssimative. La resa complessiva è quella di un gioco dalla profonda personalità, ed anche se talvolta ci sono troppi elementi a schermo e non è sempre facile selezionare quello desiderato, tutto gira piuttosto bene.
Ma entriamo nel dettaglio del gameplay: Kainga – Seeds Of Civilization è un gestionale in tempo reale dove controlleremo una piccola tribù ed il suo sciamano, il cardine delle dinamiche del gioco: è lui che dovremo proteggere, pena la fine prematura della partita; è lui che dovremo mandare in giro per la mappa a studiare “idee”, ovvero luoghi dove potrà sviluppare nuove tecnologie; ed è sempre lui che ci permetterà di realizzare dei totem attraverso i quali ottenere particolari benefici o vincere lo scenario.
Sulla mappa non siamo soli, essendoci infatti altri sciamani con le loro tribù; dovremo stare attenti a non avvicinarci troppo al loro territorio, visto che partono con degli insediamenti già sviluppati, e considerare se cedere o meno alle pretese di offerte che ci faranno di tanto in tanto.
Le mappe di gioco presentano sei biomi ben distinti, sbloccabili man mano raggiungendo gli obiettivi postici dalle sfide affrontabili dal nostro sciamano. Ogni volta che si affronta una nuova partita viene generata una nuova mappa, che presenta sfide che impareremo presto a conoscere ma che vengono poste in modo sempre diverso e che sono oggettivamente sempre accattivanti.
Lo schema è più o meno sempre lo stesso: costruire abbastanza case per far ospitare la nostra tribù, raccogliere cibo per “generare” nuovi cittadini (chiamati “bravi”) e sviluppare nuove strutture che ci consentano di non soccombere e di arrivare a tenere la celebrazione legata al totem che ci permette di vincere la sfida. Si tratta di uno schema lineare ma che funziona ad ogni nuova partita, e che cattura assolutamente il giocatore.
Uno degli aspetti fondamentali di Kainga – Seeds Of Civilization e che permette estrema varietà di partita in partita è che avremo a disposizione solo un numero limitato di tecnologie fra quelle che conosciamo e che potremo sbloccare attraverso i punti Karma ottenibili vincendo gli scenari; non sapremo quali di queste tecnologie saranno disponibili fino a quando studieremo le menzionate “idee” che si trovano sparse per la mappa. Dopo lo studio, avremo a disposizione tre tecnologie della stessa famiglia (cibo, ponti, combattimento, produzione e così via) tra cui scegliere. Essendo le idee disponibili in numero limitato, è importante scegliere la tecnologia più adatta non solo al bioma e al territorio nel quale ci siamo insediati, ma anche considerando quale pensiamo sia la direzione da prendere nello sviluppo della tribù.
Il tasso di sfida di Kainga non è elevatissimo, e giocando con prudenza quasi sempre si porta a termine lo scenario; da questo punto di vista uno sviluppo migliore o più modulare dell’AI sarebbe stato sicuramente utile, visto che il gioco è esclusivamente single player. Ad essere onesti però anche così Kainga – Seeds Of Civilization è assolutamente godibile; regala infatti momenti di gioco mai stressanti, ed il fatto di poter mettere in pausa e nel frattempo impartire ordini lo rende sempre gestibile.
Quello che invece non si riesce a giustificare sono alcuni piccoli ma fastidiosi bug e mancanze più importanti che non sarebbero essere dovuti essere presenti al rilascio, o perlomeno corretti immediatamente dopo: si parte dall’impossibilità di muovere lo schermo una volta selezionato il nostro sciamano o un omino, passando per un tutorial affatto completo o per parti di testo non rifinite, fino ad arrivare a comportamenti dei nostri omini non sempre perfetti e l’assoluta osticità nel capire come realizzare alcune delle azioni di base del gioco. Se per forzare qualche “bravo” ad occuparsi di qualche struttura infatti basta imporgli di muoversi nelle vicinanze (e dopo qualche secondo di inattività inizierà a lavorare sulla struttura più vicina), molto meno inutitivo il sistema di reclutamento di truppe o per sbarcare dalle zattere. Inoltre cambiare una quest incompleta ci fa perdere quanto accumulato per sbloccarla; insomma ci sono tutta una serie di cose che andavano sicuramente sistemate per tempo.
Kainga – Seeds Of Civilization è però un gioco realizzato da un solo sviluppatore, e bisogna riconoscere che quanto fatto con questo preambolo è qualcosa di sensazionale. A causa degli aspetti menzionati poco sopra Kainga arriva corto nella corsa per arrivare a svettare nel suo genere, ed è un vero peccato, considerando che già così il titolo è solido, anche se ruvido, e regala parecchia soddisfazione a chi decide di venire a patti con le sue spigolosità. Se dovesse arrivare una patch in grado di risolvere questi problemi, Kainga meriterebbe di essere giocato da qualsiasi amante dei gestionali, e con una campagna un pelo più profonda ci saremmo trovati senz’altro di fronte al vero erede di Populous.