Lo Chiamavano Jeeg Robot: una seconda recensione

Lo Chiamavano Jeeg Robot è un film che è rimasto nel cuore della nostra redazione, e non potevamo non tornare a parlarne qualche anno dopo la sua uscita.

 

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Sulla Tana avevamo già parlato di Lo Chiamavano Jeeg Robot con una recensione al tempo della sua uscita. Non per questo non è il caso di rivalutare una volta di più questa stupenda pellicola.

Enzo Ceccotti (Claudio Santamaria) è il disperato di turno, uno stralunato e atipico delinquente un po’ selvaggio e avido di budini e pornografia che con piccoli furti tenta di sopravvivere in una sciatta e quanto mai reale periferia romana, la degradata e martoriata Tor Bella Monaca. In uno dei suoi furti in pieno centro nella città eterna, per sfuggire al tintinnio delle manette ormai vicine si getta nel Tevere, finendo a piè pari dentro una barile contenente una sconosciuta e quanto mai radioattiva sostanza di probabile provenienza sovietica.

 

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Ne uscirà sporco come un topo, ma dotato di una forza sovraumana e pressochè insensibile al dolore, consapevole di poter sfruttare questa poderosa quanto inaspettata dote per riempirsi finalmente le tasche di denaro, che utilizzerà appunto per riempire il frigo dei suoi amati budini e desideroso di aumentare il suo bagaglio di autoerotismo.

Ma un potere tanto invidiabile quanto difficilmente gestibile quasi mai arriva senza essere accompagnato dai guai, nei quali il Ceccotti si va a ficcare agganciandosi ad un ricettatore, Sergio (Stefano Ambrogi), personaggio felliniano e caricaturale stile anni 80’, che gli lascerà suo malgrado in “eredità” la straordinaria Alessia (Ilenia Pastorelli), con la quale attraversa un mondo di personaggi criminali capitanati dallo “Zingaro” (Luca Marinelli), ossessionato dalla mancata notorietà e dalla visibilità mediatica, frenetico megalomane che tenta di diventare il boss della criminalità romana.

 

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In una carambola di eventi crudi e grotteschi al tempo stesso, in cui il regista ci immerge lasciandoci quasi impietriti per poi alleggerire subito dopo, si compie il viaggio del Ceccotti, che inizia la sua storia come un animale famelico e disorientato per finire con una consapevolezza completamente alterata e ritrovata; lui che non è mai stato amico di nessuno comincia sempre di più ad assomigliare a quel Jeeg Robot del cartone animato non solo per la straordinaria forza ma per quella ritrovata dirittura morale, risvegliata da una teneramente sgangherata musa ispiratrice, Alessia, capace in modo tutto suo di fargli scoprire l’amore e risvegliare quell’innato desiderio insito in ogni essere umano di fare qualcosa di buono, di eroico.

 

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Meraviglioso esordio alla regia in un lungometraggio di Gabriele Mainetti, che mette in opera con una sceneggiatura azzeccatissima di Nicola Guaglianone e Roberto “Menotti” Marchionni un soggetto dello stesso Guaglianone, e dirige magistralmente un cast di attori pressochè perfetto, dal protagonista Claudio Santamaria al coprotagonista Luca Marinelli, ai coprotagonisti Ilenia Pastorelli (convincente e pressochè perfetta nell’interpretazione e nel physique du role), a Stefano Ambrogi, ad Antonia Truppo nel ruolo della sanguinaria e fin troppo realistica camorrista Nunzia Lo Cosimo.

 

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Stile insolito, soggetto originalissimo, fotografia affascinante che mixa quello che sembra la trasposizione cinematografica di un fumetto, musica legata a doppio filo alla storia, un super-hero all’italiana che colpisce duro allo stomaco quando serve, fa ridere e sorridere con scene e personaggi che alternano spietatezza e fragilità, che commuove e riesce a rendere credibile una storia seria ma non troppo, credibile ma al tempo stesso inverosimile, con l’abilità di portarti quasi fin dall’inizio a sganciarti da una realtà anche troppo concreta.

 

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Una perla atipica nel panorama della intensa e straordinaria cinematografia italiana, premiata con 2 Nastri D’Argento (miglior regista esordiente e miglior attore non protagonista a Luca Marinelli) e 7 David Di Donatello (4 attori, Santamaria, Pastorelli, Marinelli, Truppo, ed i restanti a montaggio, regia e produzione) a mio avviso meritatissimi.

Attendiamo con ansia l’ormai prossimo lavoro di questo bravo attore ma ancor più valido regista, a cui spetterà l’arduo compito di non deludere e riconfermare con Freaks Out le grandi aspettative create dall’Iroshi Shiba de noantri.

 

Lo Chiamavano Jeeg Robot, 2015
Voto: 8
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