Oxenfree: la recensione

Oxenfree e’ un gioco che si fatica a definire completamente, alternando alle diverse luci qualche ombra che ne inficia la valutazione complessiva.

 

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Su certe riviste di settore, negli anni scorsi ho sentito parlare parecchio di questo gioco. Osannato come una piccola gemma, un mezzo capolavoro, mi ci sono avvicinato con cautela ben conscio che le avventure ed i platform non sono le due categorie a me piu’ congeniali; con una gran curiosita’ ho iniziato ad addentrarmi nel gioco, che mi ha suscitato subito sentimenti contrastanti.

In Oxenfree ricopriremo i panni di una ragazza che in compagnia di due amici va a passare una serata su di un’isola, dove e’ in programma una festa di adolescenti come loro. Ben presto gli eventi prenderanno una piega inaspettata, catapultando i protagonisti in una storia dai contorni progressivamente piu’ paranormali.

Come dicevo in apertura, Oxenfree vive di luci e di ombre; ed e’ un peccato che queste ombre esistano, perche’ sarebbero potute essere evitate facilmente, elevando il titolo a termine di paragone del genere. Ma cominciamo a vedere i vari aspetti del gioco.

 

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Intanto, di platform il gioco ha solo l’aspetto: tutto e’ visto da una prospettiva isometrica molto schiacciata, ma nella realta’ dei fatti ci troviamo di fronte ad un’avventura a tutti gli effetti. L’aspetto grafico mi ha ricordato per certi versi l’incredibile Final Fantasy VII, per lo meno per la rappresentazione spaziale dei luoghi e del movimento dei personaggi; il paragone col capolavoro della Square Enix pero’ finisce qui, non facciamo trarci in inganno. La grafica e’ al tempo stesso minimalista e curata; chi osserva la scena si trova ad una distanza tale da non rendere necessaria la cura smodata al dettaglio, ma che trova comunque soddisfazione nell’immediata riconosciblita’ degli oggetti, per quanto piccoli. I movimenti del corpo dei personaggi sono molto fluidi e ricordano realmente quelli naturali; i loro gesti sono sempre allineati al momento ed ai dialoghi in corso, che sono in qualche modo realistici anche nel fatto che c’e’ spesso qualcuno che interrompe gli altri. Le animazioni sono molto fluide e l’aspetto complessivo e’ un gradevole incrocio fra gioco per console anni 2000 e qualcosa di piu’ moderno.

Il gioco e’ prettamente esplorativo e basato sui dialoghi; scordatevi ricerche spasmodiche di oggetti, leve, situazioni su cui intervenire; siamo bene o male guidati attraverso tutto lo svolgimento della storia, e le azioni da compiere sono molto poche. Insomma Oxenfree sposa il recente filone delle avventure che sono piu’ racconti che altro, dove le nostre scelte sono limitate ma possono a loro modo impattare il gioco; vedi The Walking Dead, o i piu’ lineari To The Moon o Everybody’s Gone to the Rapture.
In Oxenfree le decisioni e le frasi che diremo andranno a modificare leggermente l’esito del gioco; alcune cose avverranno o non avverranno in base alle nostre risposte. La cosa molto interessante e’ che questo tipo di cambiamenti avverranno anche in caso dovessimo rigiocare il titolo; questo significa che ogni volta avremo qualche situazione diversa, e la cosa e’ molto importante per limitare il problema legato alla scarsa durata del gioco (5 ore o poco piu’, io l’ho giocato per intero in un pomeriggio). Geniale il fatto che questi cambiamenti siano parte integrante del gioco che, non ce lo scordiamo, e’ di ambientazione soprannaturale.

Altro problemino, legato ai dialoghi, e’ l’utilizzo di doppiatori dal marcato accento statunitense. Nonostante non abbia eccessivi problemi a cogliere quanto viene detto in inglese, in questo caso ho dovuto tenere attivati i sottotitoli (disponibiili in Italiano, e non esenti da qualche errore di traduzione) per capire appieno quanto detto a voce.
E, sempre legato ai dialoghi, il problema che almeno per me ha fatto storcere il naso in alcune occasioni. La trama vede questo gruppo di adolescenti fare le loro cosine ad una festa in spiaggia; questo significa usare termini e tematiche che andrebbero moderati. Qui invece si fa passare la droga come una cosa normale, il sesso una cosa analoga all’amore, avere rapporti omosessuali o come fosse la cosa piu’ normale del mondo. C’e’ una forte impronta politicizzata in questo titolo, che si sente soprattutto nel primo quarto d’ora, ma che onestamente disturba tantissimo. Non si puo’, a posteriori, non legare le parole spese in modo eccessivo da specifiche riviste professionali di settore alle stesse impronte radical chic che spesso ne riempiono le pagine. E’ un peccato vedere come anche il mondo dei videogiochi, finora un’isola felice, sia stato infettato dagli estremismi e dalla mancanza di buon senso.

Tornando al gioco, le ultime parole le spendo per l’atmosfera; al di la’ di qualche stereotipo e di qualche sequenza ripetitiva, andando avanti nella storia si viene catturati da quel senso di volerne sapere di piu’ e di non mollare fino ad arrivare alla fine. Un buon segno, direi.

Oxenfree e’ sostanzialmente un buon titolo, ma le scelte di parte non possono non essere prese in considerazione. Prendetelo solo in saldo, a 4-5 euro. Di piu’ e’ troppo, visti i suoi difetti e la scarsa durata.

 

Oxenfree, 2016
Voto: 6.5
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