Legacy Of Kings: la recensione

Il secondo lavoro di questo gruppetto svedese conferma l’alto livello di qualità, ma con l’aggiunta di una cura maggiore nei particolari.

 

 

Dopo Glory To The Brave, arriva questo secondo lavoro che conferma pienamente l’alto livello di qualità degli Hammerfall, e soprattutto la loro assiduità, visto che ormai è raro trovare gruppi che pubblicano un disco ogni anno.

In Legacy Of Kings troviamo un album in generale, un po’ più curato ed elaborato nei particolari e nella produzione, con un sound più pulito e brani meno semplici; tuttavia confesso di preferire leggermente il disco precedente, ma è solo una questione di gusti dato che anche qui ci troviamo di fronte a pezzi di ottima fattura.

Nel più classico degli stilemi, l’apertura è nel segno della velocità con la splendida Heeding The Call (il titolo è tutto un programma!); si prosegue subito con la title track, non esaltante per la verità, ma il mid-tempo di Let The Hammer Fall (titolo originale no?!) ci risolleva subito.

Da qui inizia la “cinquina delle meraviglie”: la bella Dreamland, con il suo grande ritornello; la power-ballad Remember Yesterday, intermezzo carico di feeling; At The End Of The Rainbow, con ritmo e cadenza orecchiabilissimi; Back To Back, cover presa in prestito dai Pretty Maids e infine Stronger Than All da cantare a squarciagola.

Siete ancora vivi? (io giacevo al suolo con la bava alla bocca tipo Homer Simpson davanti alle ciambelle!) Se sì, potete passare senza troppe scosse su Warriors Of Faith, un brano un po’ sottotono, e prepararvi alla perla finale, The Fallen One, altra ballad condita dal piano, ma con uno stacco centrale che vi girerà in testa per parecchio tempo!

Legacy Of Kings è un altro esempio di quanto il metal sia più vivo che mai. Non posso fare altro che sperare che gli Hammerfall continuino su questo ritmo e, se così fosse, i sacri Manowar di DeMaio dovrebbero proprio iniziare a preoccuparsi!

 

Legacy Of Kings, 1998
Voto: 7
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