Perfect Days: la recensione

Signore e signori, siamo di fronte ad un primato: Wim Wenders realizza, senza ombra di dubbio, il film più noioso della storia del cinema.

 

Perfect Days recensione

 

All’inizio le cose erano partite diversamente. Questo lavoro doveva essere un documentario sui nuovi bagni pubblici realizzati all’interno del progetto di riqualificazione urbana The Tokyo Toilet; poi il crucco ha avuto la geniale idea di trasformarlo in un soporifero lungometraggio che fa evacuare quanto i luoghi che immortala nelle sue inquadrature e tutto è andato a rotoli… di carta igienica. La storia è piuttosto semplice: Hirayama conduce una vita modesta scandita da una routine che farebbe impazzire anche uno svitato come Joker. Si alza all’alba, beve caffè in lattina (e già per questo meriterebbe una punizione esemplare), passa la giornata a pulire i bagni pubblici dal vomito e da altro, poi si lava in una specie di sordida spa per clochard e, infine, va a mangiare sempre la stessa cosa in un losco postaccio alla stazione. Gli unici svaghi per il protagonista sono la fotografia, la musica rock anni settanta, che ascolta mentre va al lavoro, e i libri tascabili, che acquista quasi ogni giorno. Ci sono torture del Kgb meno efficaci.

Il colpo di genio di Wenders non è solo raccontare la pochezza di questa esistenza, ma è proprio fartela vivere nella sua monotonia giorno dopo giorno. Alla quarta volta che ti mostra, lentamente, la sequenza di queste azioni, vorresti spaccare il muro del cinema con un’accetta e fuggire lontano. Succede qualcosa? No. Il personaggio si evolve? Mai. Esiste un montaggio? Nei tuoi sogni. Ma, quando stai per mollare il colpo e seguire il tuo vicino di sala che russa già da un quarto d’ora, arriva la zampata del campione: nella vita dell’asiatico uomo di mezza età entra… l’amore. L’amore? Davvero? Siamo seri?

 

Perfect Days recensione

 

In pratica, quello che ha fatto gridare al miracolo a Cannes, dove per fortuna non ha vinto, è il messaggio innovativo che, per uscire da una vita di melma, bisogna curare i rapporti umani. Prima la nipotina inattesa, poi la nuova collega e, infine, la papabile fidanzata, risvegliano Hirayama, interpretato da Kōji Yakusho (Memorie Di Una GeishaI Tre Giorni Dopo La Fine) dal torpore di questo film insulso. Ma gli spettatori restano addormentati, perché ce l’aveva già detto Rocco Siffredi che la cara e vecchia patatina avrebbe salvato il mondo. E senza bisogno di rubarci due ore di vita con immagini lente e pretenziose in cui si vedono ombre di alberi spostati dal vento o primissimi piani di maniglie dei bagni.

Il re è nudo! Cavolo, qualcuno lo deve pur dire o qua ci si convincerà davvero che l’ultimo film di Wenders (speriamo sia l’ultimo a tutti gli effetti) sia il capolavoro che vorrebbero farci credere. Alcune commedie sexy anni settanta con Lino Banfi e Edwige Fenech sono fatte molto meglio e sempre di gnagnera si parla.

Resta una colonna sonora clamorosa, ma con Bowie e Patti Smith non ci voleva molto, e una fotografia ben curata. Se per voi questi sono motivi validi per farvi torturare a fuoco lento, fate pure. Ma poi non vi lamentate se a fine proiezione avrete voglia di chiedere l’estradizione di Wenders dal Giappone.

Un po’ come nel mitico gioco da tavola Risiko, la vostra missione sarà “distruggere l’armata del tedesco”!

 

Perfect Days, 2024
Voto: 4
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