The Orbital Children: la recensione

Un prodotto importante, che tratta di argomenti complicati ed attuali, con una cura grafica ed un’animazione pari alle migliori opere cinematografiche.

 

 

The Orbital Children si svolge nell’anno 2045 e su una stazione spaziale commerciale giapponese di recente apertura. Le AI hanno fatto passi da gigante e molte delle tecnologie presenti sulla stazione sono autonome. Oltre allo scarso personale operativo, sulla stazione sono presenti due ragazzini nativi della Luna che stanno seguendo una riabilitazione per poter sbarcare sulla terra.

Touya Sagami e Konoha Nanase, questi sono i nomi dei due ragazzini, sono gli unici sopravvissuti di un grande disastro avvenuto anni addietro sulla Luna. I due hanno impianti nel cervello progettati dalla AI Seven; questi supporti neuronali avrebbero dovuto aiutare i bambini ad adattarsi meglio all’ambiente spaziale, ma ora il loro malfunzionamento mette a rischio la vita degli sfortunati protagonisti.

La AI Seven, che ha superato di gran lunga i confini della semplice intelligenza artificiale, è diventata una minaccia per l’umanità: ha calcolato l’impossibilità dell’uomo di sopravvivere sulla Terra con i livelli di inquinamento e sfruttamento delle risorse ormai raggiunti; ha anche profetizzato un destino oscuro per l’umanità ed ha riportato questa sua visione all’interno di alcune quartine dalla difficile interpretazione. La AI è stata poi disattivata, ma solo dopo gravi incidenti avvenuti sulla Luna.

 

 

I primi visitatori, un ristretto gruppo di ragazzini tra cui anche una giovane Space Tuber, sbarcano sulla stazione spaziale commerciale poco prima di un grave incidente che metterà a rischio l’incolumità di tutti. Le notizie degli eventi sono trasmesse quasi istantaneamente verso la terra attraverso i social, che sono diventati così importanti da essere quasi il primo mezzo di diffusione delle informazioni sulla terra.

I cinque ragazzini e una giovane infermiera, incaricata della riabilitazione dei due nati sulla Luna, saranno costretti a collaborare per poter giungere fino alle navette di salvataggio. Durante il tragitto, costellato di imprevisti e pericoli mortali, comincerà un lungo confronto di idee tra chi sostiene l’importanza delle AI e chi invece le ritiene una minaccia.

Due diventano i noccioli narrativi che s’intrecciano in The Orbital Children: il primo è il tentativo disperato di raggiungere le navette di salvataggio; il secondo è il discorso, a tratti etico/morale, su tecnologia, inquinamento, sovrappopolamento e sfruttamento delle risorse. Tutto questo è condito dalla faticosa, ma sana, comprensione reciproca e dalla nascita di una nuova amicizia. Temi importanti ed anche particolarmente impegnativi che però scorrono meravigliosamente durante tutta la visione del prodotto.

 

 

The Orbital Children nasce come una proposta cinematografica, e per questo motivo la grafica e l’animazione sono particolarmente curate e fluide. Netflix, comprandone i diritti di diffusione, ha deciso di dividere i due film in una miniserie di più episodi. Sinceramente ho trovato la scelta saggia: i temi affrontati durante la narrazione, che ricadono nella stretta attualità, non sono leggeri e meritano un minimo di riflessione per essere digeriti. Quindi questa volta ho apprezzato la proposta fatta da Netflix.

Questo prodotto è bello da vedere, la sua narrazione è studiata bene e conquista agevolmente l’attenzione dello spettatore con una notevole profondità ed una toccante vena emotiva. Ogni tanto è piacevole assistere a produzioni diverse che sperimentano su tematiche importanti e osano proponendo scelte narrative e visive originali.

Per me The Orbital Children è un prodotto coraggioso, uno di quei lavori che difficilmente verrà apprezzato dal pubblico che cerca un semplice svago nell’animazione, ma che potrebbe conquistare una nicchia di spettatori più esigenti e riflessivi. Ve lo consiglio? Sì! È un’esperienza diversa da fare.

 

The Orbital Children, 2022
Voto: 8
Per condividere questo articolo: