The World’s End: la recensione

Edgar Wright conclude la sua personale trilogia con un buon film dove i ruoli dei suoi attori-feticcio sono ribaltati.

 

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Negli ultimi anni abbiamo avuto la fortuna di assistere alla rinascita di una certa commedia ironica inglese, assente dagli schermi per troppo tempo. Incentrato soprattutto sulla vita di periferia e dei paesini della terra d’Albione, il lavoro di Edgar Wright ha messo sempre al centro dei riflettori personaggi surreali e divertentissimi, evidenti esagerazioni di stereotipi realmente esistenti. Lo è stato in Shaun of The Dead (L’Alba Dei Morti Dementi) e Hot Fuzz, e lo è nuovamente in questo The World’s End.

Uno scapestrato quarantenne si mette alla ricerca dei suoi vecchi amici del liceo; lui sembra l’unico a non essere cresciuto, e proprio per questo vuole completare quanto lasciato a metà la notte che doveva consacrarli: finire il Miglio D’Oro, ovvero girare i 12 pub della cittadina natale a consumare birra ed ubriacarsi… un traguardo raggiunto da pochi. Ma qualcosa si annida nelle ombre della notte; i nostri si troveranno a combattere un nemico inaspettato e molto più forte di loro.

 

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Simon Pegg è come sempre il protagonista della storia, ma questa volta inverte il ruolo caratteristico con Nick Frost; è lui l’elemento delirante ed incontrollabile che permette la realizzazione di innumerevoli gag, e forse qui più che nelle precedenti pellicole accentra su di sé l’attenzione a discapito del compagno di film. Nick Frost, la solita garanzia, è qui accompagnato da diversi attori di ottimo livello: a partire da Eddie Marsan (21 Grammi, V per Vendetta, War Horse, Biancaneve e il Cacciatore, Still Life), per poi passare per Martin Freeman (Ali G, Shaun of the Dead, Hot Fuzz, Lo Hobbit), Paddy Considine (Hot Fuzz, Child 44), Rosamund Pike (Doom, Il Caso Thomas Crawford, An Education, Non Buttiamoci Giù) e il famosissimo Pierce Brosnan (Quarto Protocollo, Mars Attack!, Non Buttiamoci Giù e mille film di James Bond). Il comparto attoriale è quindi di altissimo livello, e funziona soprattutto perchè nessuno si prende mai sul serio, ed ognuno è credibile nel ruolo del comune uomo della strada.

 

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I protagonisti sanno sfruttare al meglio la sceneggiatura aumentandone l’effetto comico, tanto da rendere The World’s End un film godibilissimo e divertente nonostante non ci si trovi mai piegati in due dalle risate. La storia, per quanto surreale, è lineare e sta benissimo in piedi; il ritmo è perfetto e si tiene alto durante tutta la visione del film. È però importante non avvicinarsi al film aspettandosi lo stesso approccio delle precendenti pellicole di Edgar Wright; qui lo stile è simile ma ha tempi e modi diversi, e potrebbe spiazzare (come è successo a me alla prima visione del film, rimanendone deluso).

 

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È nella natura del regista inglese di fare un parsimonioso ma buon uso di effetti speciali; in questo caso l’utilizzo è elevato, ma il risultato non è dei migliori e la presenza della computer graphics è evidente. Peccato, questo è forse l’unico aspetto negativo di un film che forse voleva essere un trampolino verso i film di fantascienza ma che manca l’obiettivo.

The World’s End è tutto sommato una commedia con influssi horror ed di fantascienza che si attesta su di buon livello, e che merita di essere vista e che stupisce per il suo finale completamete inaspettato. Purtroppo dopo questo film il terzetto Wright-Pegg-Frost non ha più lavorato insieme; speriamo di rivederli presto in un nuovo progetto, visti gli ottimi risultati conseguiti in gruppo.

 

The World’s End, 2013
Voto: 7
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