Breathedge: la recensione

Il confine tra un survival difficile ed uno inutilmente frustrante è molto labile, e Breathedge non sempre è in grado di stare dalla parte giusta.

 

 

Breathedge è uno di quei titoli indie che punta in alto, con idee interessanti e parzialmente innovative. Purtroppo l’esperienza finale è sotto le aspettative, e questo soprattutto per il fatto di non voler scendere a compromessi, anteponendo il concetto di partenza al divertimento del giocatore.

Inizialmente Breathedge si propone benissimo: grazie ad una grafica di sicuro impatto, che mi ha ricordato per certi versi l’altrettanto futuristico e molto divertente Her Majesty’s Spiffing, Breathedge accalappia subito il giocatore e lo catapulta in una situazione d’emergenza che bisognerà immediatamente gestire.

Ben presto però si comincia a pagare lo scotto con un modus operandi che di certo non aiuta, a cominciare dal fatto che il gioco vorrebbe dirci dove indirizzare i nostri sforzi; il problema è che lo fa in modo estremamente confuso e affatto umoristico, come invece prentenderebbe di essere tutto il gioco. Arrivano troppe comunicazioni e conversazioni allo stesso tempo e spesso, causa un inglese poco comprensibile (volutamente o no è da capire) non si riesce nemmeno a cogliere le informazioni che ci vengono date.

 

 

La stessa interfaccia è macchinosa, rivedibile, tutt’altro che intuitiva; e lo stesso vale per le azioni che possiamo compiere col nostro alter ego, inutilmente rese complesse dalla suddivisione di attività simili fra tasto destro e sinistro del mouse (perlomeno le didascalie a schermo ci ricordano il tasto da premere).

Lo svolgimento della nostra avventura, che scopriremo essere decisamente lineare nonostante gli ampi vuoti dello spazio avrebbero potuto far pensare altrimenti, richiede un tedioso e continuativo movimento tra la nostra base d’appoggio e brevi escursioni nello spazio; per le prime ore di gioco (non meno di 5) saremo costretti ad avere solo 60 secondi di ossigeno nella nostra tuta spaziale, rendendo frustranti e noiose le millemila sortite necessarie per recuperare i materiali necessari a costruire quei componenti che ci permettano di procedere nell’avventura.

 

 

Il crafting in Breathedge non è reso al meglio, ma soprattutto per il motivo sopra descritto: raccogliere le materie prime, sparpagliate tra vuoto e relitti, e spesso difficilmente identificabili, è un peso noioso per via della brevissima autonomia a disposizione. Se da una parte possiamo costruire dei piccoli serbatoi d’ossigeno qua e là per poterci rifornire quando dobbiamo ripetutamente fare lunghe tratte, dall’altra è impossibile non notare come certi materiali si possano reperire unicamente in determinate zone, spesso lontane dal punto in cui ci troviamo e, ancor peggio, magari in aree già largamente esplorate, superate, e che per essere raggiunte necessitano di lunghe ed inutili traversate all’indietro.

Ad un certo punto sarà anche possibile costruire un nostro rifugio, ma per farlo occorrerà una pazienza degna di qualche beato; non certo di un essere umano normale, che ha il tempo contato e che fa fatica a capire perché dovrebbe buttare via ore senza vedere progressi significativi.

 

 

Eppure Breathedge non è unicamente brutture. Se si chiude un occhio (o meglio due) sulle forzature imposte dal gameplay, ci troveremo di fronte scenari che sono gioie alla vista; piccoli dettagli in grado di farci sorridere (ma non ridere, non vi sbagliate) e una storia che, per quanto superficiale, può essere apprezzata dagli amanti del grottesco.

Purtroppo però nel complesso Breathedge non riesce a far breccia nel cuore. Come survival non presenta reali sfide e ci mette in difficoltà solo con la continua carenza d’aria (e come si suol dire, il troppo stroppia); come gioco d’azione ci propone inutilmente una miriade di brevi sortite dal nostro campo base per via del minuscolo raggio d’azione a nostra disposizione; come gioco umoristico, fallisce nel suscitare ilarità fatte salve poche eccezioni.

Breathedge è un gioco trascurabile, uno di quei titoli dalle buone potenzialità ma che ad un certo punto costringono il giocatore a chiedersi se valga la pena o meno continuare ad andare avanti al passo imposto artificiosamente dal gioco o piantarla e passare ad altro. Al di là del suo saper affascinare dal punto di vista grafico, le sue meccaniche lo rendono più un lavoro che un videogioco.

 

Breathedge, 2021
Voto: 5.5
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