Cosa nasconde la sballata comunicazione della destra italiana

Cosa c’è dietro le scomposte uscite pubbliche di numerosi esponenti di Fratelli D’Italia? Gli allarmi della sinistra becera sono per una volta corretti?

 

 

Dopo la vittoria alle scorse elezioni politiche, la destra italiana ed in particolar modo i rappresentanti di Fratelli D’Italia sono stati, e sono tuttora, al centro di feroci polemiche per affermazioni di tipo e tenore diversi. Dagli scomposti attacchi di Donzelli verso alcuni membri della sinistra alla rivedibile difesa d’ufficio di La Russa sul caso del presunto stupro attuato dal figlio; dal responsabile delle comunicazioni della Regione Lazio De Angelis a personaggi più controversi come Joe Formaggio, tutti questi casi sono accomunati da due elementi ben definiti.

Il primo è legato alla consapevolezza di avere alle spalle una base elettorale forte, espressione di un consenso nel Paese che la destra non sperimentava dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Nel dopoguerra la destra democratica ha infatti subito un contraccolpo non indifferente, con gli elettori più conservatori passati alla Democrazia Cristiana, lasciando al Partito Liberale ed al Partito Rebubblicano (quest’ultimo peraltro sempre ondivago nelle sue battaglie politiche) poche briciole, che saranno realmente utili soltanto negli anni ’80, quelli del pentapartito.

Oggi Fratelli D’Italia è chiaramente e stabilmente il primo partito d’Italia, e questo nonostante le polemiche seguite alle dichiarazioni pubbliche dei suoi esponenti; anzi, FdI nei sondaggi ha consolidato la sua posizione proprio dopo queste querelle. È quindi evidente che la base elettorale si rispecchia pienamente nel messaggio di fondo che i membri di FdI continuano a ribadire. È un messaggio grossolano, a volte mal espresso e a volte volutamente mal interpretato o distorto (si veda il caso del Generale Vannacci); ma è un messaggio che rispecchia il pensiero comune della maggior parte degli elettori di destra e centrodestra.

 

 

E qui arriviamo al secondo punto: a scoperchiare le pentole in ebollizione si rischia di scottarsi, specialmente in politica. È evidente la voglia di rivalsa che il popolo e i politici di destra (specialmente quelli che non si sono mai sporcati con azioni esecrabili da estremisti) possano in questi mesi avere: un formicolio frenetico, un’incontenibile necessità di urlare al mondo la verità (o meglio, la propria verità) e la propria visione di società e di mondo dopo quasi settant’anni di angherie, ostracismi, violenze, false accuse costruite ad hoc. Settant’anni durante i quali abbiamo visto fenomeni come quelli delle Brigate Rosse essere bene accolti dai circoli di una certa sinistra e giustificati, quasi supportati, da buona parte della stampa; durante i quali i “neri” sono stati oggetti di vessazioni nelle scuole, sui luoghi di lavoro, sui media ed in ogni ambito sociale; settant’anni nei quali si è tollerato, si è anzi strizzato l’occhio, alle violenze verbali e fisiche dei centri sociali, degli antagonisti e degli anarchici mentre alla destra non veniva concesso quasi nemmeno di protestare ed era considerato “normale” picchiare o sparare a chi aveva ideali politici ben precisi; settant’anni che sono sfociati in un presente dove è tornato alla ribalta il reato d’opinione, il linciaggio (mediatico, stavolta; sui giornali e sui social), dove la realtà viene piegata all’ideologia e dove i media effettuano un criminale lavaggio di cervello nei confronti delle generazioni più giovani.

 

 

A destra questo cambio di rotta sul sentimento del Paese (a dire il vero già chiaro dai primi mesi del 2018) ha aperto il vaso di Pandora. Anche se il messaggio di fondo può in molti casi essere comprensibile o condivisibile, molto meno lo è il modo in cui questo viene espresso; un modo che non differisce molto da quello utilizzato a sinistra da parte di chi ha un qualche concetto valido ma lo espone in modo odioso, strillato e superficiale.
Il problema è che la destra italiana è repressa, frustrata e al tempo stesso priva di figure di spessore che sappiano quando e come parlare. E se persone di indubbia capacità come il Ministro Crosetto non riescono a sfuggire a certe norme comportamentali imposte dal tanto odioso e odiato politically correct e prendono decisioni basate non sul merito e sulla sostanza ma sulla forma, riportata in modo distorto, di una vicenda, è evidente come esista una destra a due velocità e con due modus operandi quasi incompatibili.

 

 

Esiste sicuramente un problema qualitativo all’interno del primo partito italiano e in chi gli ruota attorno; è una situazione che abbiamo già evidenziato e che non mancheremo di rimarcare quando ve ne sarà la necessità. Essere improvvisamente maggioranza non giustifica eccessi e sproloqui; Fratelli d’Italia è un partito che ha raggiunto il 30% grazie alla forza, alla chiarezza e all’equilibrio di Giorgia Meloni. Ma se De Angelis, dopo aver espresso le sue opinioni di dissenso nei confronti della sentenza sulla strage di Bologna, è stato costretto a dimettersi dopo forti pressioni, e se il Generale Vannacci è stato rimosso dal suo incarico per aver riportato fatti incontrovertibili (che gli omosessuali sono una minoranza sovrarappresentata nei gangli del potere e dei media, che l’etnia italiana è bianca, che l’omosessualità è una anomalia in natura), abbiamo un problema: oggi in Italia non è possibile dire l’ovvio e il vero se va contro il politicamente corretto. E questa è una drammatica e pericolosissima deriva antidemocratica e totalitaria alla quale questa maggioranza sembra incapace di sottrarsi.

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