Un lavoro che esalta gli istinti più bassi e bestiali della natura umana. Le illustrazioni sono forti ed il tema è agghiacciate.
Juujika No Rokunin è un manga che tratta di un tema piuttosto attuale come quello del bullismo. Lo fa in modo estremamente violento e perverso, tanto da spingere il sottoscritto a sconsigliarne la lettura ai minori. Io lo proibirei anche a quei genitori che ancora non sanno discernere tra intrattenimento provocatorio e realtà, altrimenti ci ritroviamo una petizione come per Squid Game.
Shin Uruma è un bambino bullizzato da cinque suoi coetanei. Gli atti di bullismo sono costanti e crescono di perversione ad ogni incontro. Shin sopporta in silenzio aggrappandosi al pensiero consolatorio di suo fratello e dei genitori che lo amano tanto. Il ragazzo vorrebbe parlare di questi soprusi, ma i cinque aguzzini riescono sempre a dissuaderlo con le minacce.
I cinque compagni di classe ormai definiscono Shin come: “corpo sperimentale A”. Il capo dei cinque, un bambino all’apparenza docile ed inoffensivo, decide di portare al limite estremo l’esperimento e organizza un incidente stradale in cui i genitori di Shin perdono la vita ed il fratellino piccolo entra in coma. Tutto questo è fatto con estrema semplicità ed indifferenza.
Il nostro protagonista non rivela nulla di quello che è accaduto ed entra in uno stato di silente disperazione fino a che non viene aiutato dal nonno. Shin decide di andare a vivere con l’anziano parente, un ex militare della seconda guerra mondiale ed appartenente ad una squadra speciale. Ora il suo obiettivo è quello di diventare più forte per potersi vendicare dei cinque giovanissimi assassini.
Passano cinque interminabili anni, i bulli sono cresciuti e sono diventati più spietati e manipolatori. Il vuoto nei loro occhi si è fatto più profondo, ma anche negli occhi di Shin è ora ben visibile la folle e oscura determinazione di uccidere. La linea portante di questa storia è sicuramente la vendetta sotto forma di sentimento malato e perverso. Non c’è nulla di positivo in questo racconto che nasce dai più bassi istinti umani e si contorce in essi senza crescere ne ambire ad un miglioramento.
Le perversioni malate di tutti e cinque i ragazzini sono estreme e possono anche disgustare il lettore. In più di un frangente ho trovato un certo ribrezzo al solo pensare ad alcune malate torture che i bambini di otto anni hanno perpetrato ai danni del protagonista. La cosa poi si è accentuata ancora di più con la crescita e la descrizione delle nuove morbose routine che i ragazzi di tredici anni hanno cominciato a sviluppare.
Questo è il peggio che il mangaka Shiryuu Nakatake ci propone? Purtroppo no: Shin è stato addestrato dal nonno per essere uno spietato killer ed un macabro torturatore. Riesce a nascondersi da sguardi indiscreti sprofondando nella mediocrità di una vita studentesca senza particolari sussulti. Questa è solo la facciata di una mente altrettanto malata che cerca solo vendetta. Neanche il blando tentativo di lavarsi la coscienza, cercando un impossibile cambiamento radicale nei cinque giovani assassini, aiuta a elevare la morale contorta di questo racconto.
Shin quindi mette in campo una serie di stratagemmi per catturare le sue prede e prepara una serie di torture indicibili. La pacata calma con cui il protagonista tortura le sue vittime è agghiacciante; allo stesso modo è quasi morbosamente malata la cura nello spiegare passo passo gli effetti delle torture sulle proprie vittime. Ringrazio il cielo che la componente grafica non sia estremamente realistica, perché vi giuro che quello che si legge è già più che sufficiente per dare fastidio.
Shiryuu Nakatake ha un buon tratto: le tavole che descrivono la vita quotidiana sono piuttosto pulite; i personaggi sono ben delineati e con una buona variante espressiva. Tutto cambia quando si entra nel campo malato delle sevizie e delle torture: il tratto si fa più calcato, l’uso del chiaroscuro abbonda, e tutte le tavole sono profondamente cupe. I personaggi mantengono le loro sembianze, ma vengono ritratti con delle folli espressioni del viso. In particolare sono gli occhi che cambiano e diventando delle pozze d’oscurità malata.
L’obiettivo di questo lavoro è sicuramente quello di scioccare il lettore, provocare una forte reazione e far riflettere su quanto in basso possa arrivare la perversione umana. Shiryuu Nakatake ha fatto un ottimo lavoro sotto questo profilo, ma non consiglierei mai a nessuno di leggere Juujika No Rokunin. Probabilmente lo abbandonerò anche prima che finisca perché tutta questa brutalità e questa morbosa perversione mi ha infastidito.
Ringrazio sempre tutti i fan che si prodigano per mettere online, senza fini di lucro, il materiale inedito in Italia. Forse questa volta il mio sentimento di gratitudine è un po’ meno del solito perché avrei preferito non imbattermi in questo lavoro, ma comunque Grazie per lo sforzo profuso.