Avvocata Woo: la recensione

Una serie tv perfetta… se dovete espiare una vita di violenze e soprusi. Se Dante l’avesse vista, l’avrebbe messa di forza in un girone dell’Inferno.

 

Avvocata Woo: la recensione

 

La protagonista (Park Eun-Bin) dell’omonima serie su Netflix è, senza dubbio, diabolica: ti attira alla sua visione e ti illude sia interessante; poi, quando è troppo tardi, finisci intrappolato in un’irritante versione coreana di Forum dove, al posto di Rita Dalla Chiesa, avete una ragazza che dovrebbe sensibilizzare su un tema importante come l’autismo e invece innervosisce lo spettatore con un’interpretazione carica e stucchevole.

Il plot, come spesso accade nei tranelli ben ideati, è ottimo: una giovane neo-laureata in Giurisprudenza entra in un importante studio legale pur essendo nello spettro dell’autismo. Di legge sa tutto, della vita di ogni giorno non sa nulla. La storia affronta, puntata dopo puntata, argomenti a sfondo sociale che riguardano, più o meno indirettamente, casi legali reali. E allora cosa non funziona? Tutto.

Innanzitutto gli episodi della prima stagione sono 16 della durata media di sessanta minuti! Praticamente un mutuo, ma senza la gioia di possedere un immobile. Il doppiaggio, poi, non è stato realizzato né in italiano né in inglese, per cui si devono leggere i sottotitoli subendo quel fastidioso accento coreano che è tra il calabrese spinto e l’abruzzese pornografico. L’interesse dei singoli casi, infine, scema di volta in volta. Il primo è una bomba mentre l’ultimo attira l’attenzione che si avrebbe per una retrospettiva sull’arte della ceramica polacca.

Non è insensibilità. In Atypical il racconto sull’autismo era ben fatto; si comprendeva dall’intreccio della serie la mancanza di empatia di Sam e si finiva per amarlo nonostante il suo evidente distacco totale dal mondo (non si cagava manco la madre). Qua, invece, Woo la odi e basta. Sembra un’imitazione brutta di un male brutto, fatta per altro con pessimo gusto. Quando la ragazza entra negli uffici fa sempre lo stesso balletto inutile e quando le arriva l’intuizione per risolvere il caso (che ovviamente risolve sempre lei), fa un’espressione alla Carlo Verdone in Un Sacco Bello che agli italiani non può che far sorridere.

Non sottovalutiamo le musiche che sono brutte davvero. Siamo ai livelli della peggior fiction Rai, in stile Don Matteo per capirci, con fiati buffi che sottolineano quelli che dovrebbero essere momenti comici (ma forse solo per i coreani) e arpeggi di chitarra struggenti che dovrebbero dare spessore alle scene d’amore tra l’avvocata e il collega Lee Joon-ho, interpretato dal bellone Kang Tae-oh.

 

Avvocata Woo: la recensione

 

C’è gente che è morta di vecchiaia durante la visione di questa serie fiume che ti cattura per il successo di Squid Game (quando ti convincesti che dalla Corea poteva arrivare roba forte) e t’impone la visione per un evidente senso di colpa. Se mollo una serie su una ragazza autistica sono una brutta persona… lo abbiamo pensato tutti mentre guardavamo l’orologio con tristezza sperando che passassero in fretta quegli infiniti sessanta minuti.

Si parla già di una seconda stagione. È la conferma che si tratta di un titolo esoterico… perseverare è diabolico no?

 

Avvocata Woo, 2022
Voto: 4
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