Squid Game: la recensione

Censurate chi vuole censurare questa serie o molto presto finiremo senza film porno e sarà l’Apocalisse!

 

Squid Game

 

Perché Squid Game su Netflix non è altro che un nuovo capitolo del filone inaugurato da The Running Man con Schwarzenegger e portato avanti (bene) da Hunger Games. Se vinci, ti svolta la vita ma, se perdi, quella vita te la giochi del tutto e finisci tre metri sotto terra. Nulla di nuovo sotto al sole se non per l’intuizione morbosamente coreana di intrecciare l’archetipo narrativo con i giochi dell’infanzia tipo Un, due, tre stella o tiro della fune. Ed è qua che è scattata la polemica.

Come spesso accade in Italia, si è confusa l’estetica col contenuto e così una certa opinione pubblica (che ovviamente copula poco) ha pensato che il regista Hwang Dong-hyu volesse parlare ai bambini delle scuole primarie. Ma quando mai? Indubbiamente Il Gioco Del Calamaro (questa la traduzione del titolo) non è un prodotto per loro e forse neanche per pre-adolescenti. La funzione grammaticale della violenza, godibilissima da adulti, infatti, non si può decifrare a quelle età ma è una cosa che tutti sanno. E allora dove nasce l’equivoco? Dalla stupidità di chi probabilmente ha visto solo il trailer o poco più.

Perché altrimenti avrebbe capito subito che qua si racconta la disperazione e gli abissi in cui può gettarti e lo si fa attraverso la simbolica vita di Seong Gi-hun. Divorziato e pieno di buffi, vive ancora con la madre e ha una figlia che sta per partire per sempre per gli Stati Uniti. Per rimettersi in carreggiata avrebbe bisogno di una vagonata di soldi e qualcuno glieli offre. A lui e a tante altre persone accomunate dall’essere ai margini della una società: extracomunitari, tossicodipendenti, prostitute, ladruncoli e fini truffatori. La regola è semplice: chi perde muore e contribuisce ad aumentare il jackpot che riscuoterà solo l’ultimo superstite. Tipo Giochi Senza Frontiere ma tra le fiamme dell’inferno.

Se una delle funzioni della fiction è quella di farci vivere altre vite, Squid Game è un successo conclamato perché, per fortuna, così in basso nessuno di noi è mai arrivato. È una discesa nella melma dell’essere umano tra stupri, omicidi efferati e inganni abominevoli. In un periodo di buonismo sfrenato questa ventata di urticante cattiveria ci voleva e il pubblico l’ha apprezzata. Merito anche della scelta di abusare nelle riprese di colori sgargianti e figure geometriche semplici che quasi ipnotizzano. Alzi la mano chi non desidera una tuta rossa da guardia!

 

Squid Game

 

Senza nessuno spoiler, possiamo dire che ci sono diversi colpi di scena: alcuni clamorosi ed altri intuibili a chi frequenta il genere. Tutto lascia supporre che ci sarà una seconda stagione (sulla carta difficile da scrivere) ma intanto c’è da dire che le circa nove ore della serie scorrono senza problemi nonostante non siano state doppiate in italiano. C’è chi ha avuto il coraggio di vedersele in coreano con i sottotitoli ma i sani di mente possono tranquillamente optare per l’audio in inglese davvero semplice e ben scandito.

La puntata numero sei è la chicca di tutta Squid Game perché racchiude in 50 minuti la brutalità della sopravvivenza con la complicità di chi condivide esperienze estreme. Il personaggio più interessante è The Front Man. Il gioco più divertente tra i sei proposti nella competizione, invece, lo dovete scegliere da soli. Ognuno è libero di scegliere come farsi sparare in testa.

 

Squid Game, 2021

Voto: 8

 

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