L’Italia alle urne; i fuori sede forse

L’astensionismo è uno dei mali peggiori della società italiana, ma lo Stato non sembra interessarsi né al disagio che lo causa né alle soluzioni.

 

 

In Italia il dato sull’astensionismo merita attenzione. In costante crescita dal 1987, ha subito un vertiginoso aumento negli ultimi 14 anni, passando dal 14% ad un preoccupante 28%.
La mancanza di interesse verso la possibilità di esprimere il proprio voto è figlia di diverse cause tutte collegate: la classe politica viene percepita come distante dal popolo e dalle sue necessità; il voto è considerato come un mero segno a matita e non come un diritto e un dovere fondante della nostra libertà costituzionale; e l’interesse per la politica a volte è contaminato dalla presunzione di complotti e dietrologie che renderebbero superfluo il voto.

Premesso che ognuno è libero di credere ciò che più ritiene veritiero, non esprimere il proprio voto è comunque una rinuncia, una non partecipazione che ci rende di conseguenza passivi a tale sistema e, paradossalmente, complici del sistema stesso.
Ciò che sconforta maggiormente, al di là delle motivazioni che ci spingono o non ci spingono a votare, è la mancanza di interesse che lo Stato e il panorama politico in generale rivolgono a tale situazione; l’astensionismo infatti è spesso utilizzato come capro espiatorio dalla fazione perdente proprio per sublimare le motivazioni di quella sconfitta.

 

 

Eppure una soluzione ci potrebbe essere, e se applicata con metodo e coscienza potrebbe generare dei risultati positivamente diversi già dalla prossima tornata elettorale: facilitare il voto delle persone fuori sede.
L’Italia è uno Stato fatto di frazioni, piccoli paesi e cittadine ovviamente sprovviste di poli universitari o carenti dal punto di vista delle opportunità lavorative; questo dunque ha spinto, e tutt’ora spinge, numerosissime persone a migrare dai loro luoghi d’origine per cercare migliori offerte di lavoro e di studio.

Nel nostro Paese si contano circa 4,5 milioni di persone fuori sede, ovvero tutte quelle persone che vivono, studiano e lavorano lontano dal loro luogo di residenza e quindi dal loro seggio elettorale; di questi, circa la metà si trovano a più di 200 km dalla loro residenza.
Le facilitazioni messe in atto dai vari governi che si sono susseguiti negli ultimi anni, compreso quello attuale, si sono sempre concentrate sulla riduzione dei costi di trasporto per tutti coloro che rientrano nello status di fuori sede, non calcolando tuttavia che il costo dei trasporti, che comunque non viene azzerato, è solo uno dei problemi a cui potrebbe andare incontro uno studente o un lavoratore in vista di una tornata elettorale.
Lo spostamento richiede un’organizzazione preventiva che deve tenere conto di calendari accademici, permessi sul lavoro (laddove ci sia un contratto), e possibilità di rientro in giornata; il disagio elettorale per i fuori sede dunque non si riduce alla sola questione economica, ma incide profondamente anche su altri aspetti della vita quotidiana.

 

 

La quasi totalità di questa enorme platea di fuori sede, che a conti fatti è il 10% dell’elettorato, è racchiusa in una fascia di età che va dai 18 ai 35 anni; i giovani quindi, che in uno Stato sano dovrebbero essere incoraggiati e sostenuti al massimo nella loro attività civica in modo da instillare l’interesse per la politica nella futura, e che invece sono ostacolati dall’incertezza e dalla fumosità di certe agevolazioni o presunte tali.

Un esempio calzante è rappresentato dai fuori sede sardi, che ITA Airways non ha reputato idonei per l’accesso alla scontistica del 60% del costo del biglietto in quanto già destinatari di quella legata alla continuità territoriale; dunque, al netto degli sconti già previsti, uno studente olbiese è costretto a pagare 107€ per un biglietto andata e ritorno da Roma per esercitare un proprio diritto.

 

 

Tutti i Paesi dell’Europa occidentale, settentrionale e centrale hanno da tempo istituto diverse modalità per permettere ai propri fuori sede di esprimere la propria preferenza politica: voto anticipato, voto in un altro comune, delega o voto digitale tramite identità certificata.

Le urne si avvicinano, ma il rispetto verso ciò che rappresentano pare essere ancora molto lontano.

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