Se un software ti desse la certezza di trovare la tua anima gemella, come cambierebbe la tua vita?
The One è una storia tratta dall’omonimo romanzo di John Marrs ambientata in un mondo in cui la tecnologia ha elaborato un test del DNA che consente di identificare il proprio partner perfetto a livello scientifico. A parte il titolo italiano, La Coppia Quasi Perfetta, che meriterebbe l’esecuzione nella piazza principale di chi l’ha ideato, il resto scorre bene e scorre il giusto. Otto episodi sono quello che un essere umano dotato di una pazienza media (non è il mio caso) può tollerare. Otto episodi è il giusto investimento per qualche ora di onesto intrattenimento in attesa di riprendere ad uscire all’aria aperta.
A rendere particolare la serie non è tanto lo spunto narrativo (che è “acqua tiepida” per chi legge Asimov o Dick), quanto l’idea di portare avanti due storie parallele. Da una parte c’è il macro-tema delle soulmates ma dall’altra c’è una bella indagine pruriginosa che riguarda il passato losco dei due inventori dell’algoritmo, Rebecca Webb (Hannah Ware) e il suo socio in affari James (Dimitri Leonidas). Cos’hanno fatto quei due per arrivare in cima al mondo?
La recitazione del cast non è esattamente da applauso, aleggia un po’ di Cento Vetrine nell’aria, ma Londra fa sempre la sua porca figura e gli inciuci sessuali piacciono a tutti. In fondo si tratta di dubbi che potrebbero mettere in difficoltà chiunque. Sei sposato e sei felice, ma sei certo che non avresti potuto trovare di meglio? E quando il DNA ti metterà di fronte alla tua oggettiva dolce metà, saprai resistere all’attrazione travolgente?
Diciamo che l’Oscar al prodotto più paraculo dell’anno se lo porta a casa il buon Howard Overman, la mente dietro a tutto questo, e non vuol essere una critica. Travestito da Black Mirror (di cui il caro MarcoF ha recensito la prima, la seconda, la terza e la quarta stagione), questo signore ha propinato al mondo un puntatone di Uomini e Donne ma senza Tina Cipollari. Anzi, semmai qua la prima donna è quella che ne esce meglio, è un personaggio intrigante che si evolve da giovane ambiziosa ricercatrice a stronza col botto, disposta a camminare sui cadaveri di tutti. I cambiamenti di look e di sguardi di Rebecca sono il prezzo del biglietto.
Senza entrare nello spoiler (c’è gente che è morta per molto meno), possiamo dire che tutto quello che di brutto accade nell’intreccio poteva tranquillamente essere evitato e non si capisce perché non lo pensi nessuno dei protagonisti della storia e nessuno degli sceneggiatori. Il finale c’è ma allo stesso tempo offre chance di nuove stagioni, per cui è scongiurato l’effetto “Lostismo” che troppi spettatori ha inchiappettato.
Se ami le emozioni forti, guardati la serie col tuo partner… dopo qualche episodio inizierà a chiederti come ti comporteresti e, qualsiasi risposta tu scelga di dare, ti ritroverai dentro al vortice di una litigata furibonda. Si prevedono serate movimentate.