Alessandro Cattelan – Una Semplice Domanda: la recensione

L’unica cosa giusta della serie Una Semplice Domanda di Alessandro Cattelan è il titolo. Il dubbio è proprio perché sia stata prodotta.

 

Una semplice domanda di Alessandro Cattelan

 

Che sia uno dei conduttori italiani più bravi in circolazione non è un segreto, ma che sia uno tra i più giovani dimostra come siamo messi in Italia, dove Amadeus e Carlo Conti dovrebbero essere la nuova leva rispetto a Pippo Baudo e Claudio Lippi. Situazione culturale disastrosa a parte, c’è la sensazione che il ragazzo prodigio di Cortona si stia un po’ (tanto) incartando sulla sua fama. Altrimenti non si spiega il rumoroso flop in Rai e questi sei episodi pubblicati su Netflix in cui si aspira a ragionare sulla felicità. Ancora? Che palle!

Il tema di questo docu-show Netflix, quindi, è a dir poco banale e ampiamente snocciolato. Non è di certo più originale farlo con personaggi noti del cinema, dello sport e della televisione, rigorosamente amichetti del cuore e in massima confidenza col Cicerone dello show. Sembra quasi che ci si debba sbattere in faccia quanto è bravo e ben voluto Cattelan. C’hai gli amici importanti, Alessà? Estiqaatsi… pensa che sia una cosa bella ma da non ostentare. Per dirla come un noto personaggio del geniale Greg.

Stilisticamente il prodotto è una via di mezzo tra fiction e documentario, tra programma tv tradizionale e serie sceneggiata dove l’unica certezza è che c’è qualcosa che non funziona del tutto nella sua resa, così come sembra non funzionare più lo stesso ex presentatore di X Factor (dove invece aveva spopolato). La ragione, forse, sta nel troppo parlare di sé: per certi versi allontana il fruitore dallo show e non aiuta ad instaurare un rapporto empatico. Ci dovrebbero davvero interessare così tanto i ricordi di Cattelan bambino, le sue paure di adulto, il suo credo religioso, i suoi desideri, i suoi sogni di provare a nuotare come una sirena, il suo soffrire di vertigini? Boh, un enorme boh. E poi c’è dell’altro.

Sulla carta, la scelta degli ospiti sembrava ottima ma, nella realtà, non gira neanche quella. Roberto Baggio sembra un serial killer con quel suo pandino arruginito e le miliardi di papere di legno in giro per tutta casa. Paura vera. Sorrentino sta sulle palle. È un grande talento ma non fa nulla per nasconderlo. In tutto quello che dice e che fa trasuda prosopopea e arroganza. Ecco perché i registi dovrebbero far parlare solo i loro film (e lui di capolavori da far urlare ne avrebbe molti). Geppi Cucciari è da tempo in un fottuto loop temporale dove recita all’infinito le sue prime uscite di Zelig. Si salvano Gianluca Vialli e Elio solo perché partono da un livello così alto che in basso non ci possono andare. Ma anche il cast tradizionale non è migliore.

 

Una semplice domanda di Alessandro Cattelan

 

Il prete che dovrebbe simboleggiare la religione cristiana nella perculata ad Alessandro Borghese in “4 ristoranti” è viscido e antico. Parla, nel 2022, di castità fino al matrimonio come valore di rispetto del proprio corpo, ma lo fa mentre s’ingolla quattro etti di pasta e unte salsicce alla brace. L’istruttrice di mermaiding, poi, è praticamente invisibile per quanto poco interessante sia e lo psicologo non si esprime neanche bene in italiano mentre snocciola più ovvietà di Raffaele Morelli al Costanzo Show.

Ad Alessandro Cattelan vogliamo tutti bene. Nulla è perduto. Facciamo che doveva pagarsi il mutuo della terza casa a Malibù e che ora ritorna davvero a fare quello che ha sempre fatto bene?

 

Alessandro Cattelan – Una Semplice Domanda, 2022
Voto: 4
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