Evil Dead: The Game – la recensione

Il richiamo di Ash, il personaggio di maggior richiamo del mondo dell’horror umoristico, arricchisce il contorno di un gioco d’azione buono ma imperfetto.

 

 

Bruce Campbell è un attore iconico nel mondo dell’horror: protagonista indiscusso delle produzioni di Evil Dead, nei panni di Ash ci ha deliziato in La Casa, La Casa 2, L’Armata Delle Tenebre e Ash Vs. Evil Dead. Con Evil Dead: The Game torna sui monitor dei videogiocatori con doppietta e motosega.

Il nuovo gioco di Saber Interactive è un multiplayer asimmetrico di quelli che negli ultimi anni stanno trovando spazio nel panorama del gaming. Con un approccio 4 contro 1, troveremo uno dei giocatori impersonare il demone cattivissimo e gli altri quattro i poveri disgraziati che tenteranno di fermarne lo strapotere recuperando oggetti arcani, contemporaneamente sfuggendo alle sue grinfie.

 

 

Questo tipo di gameplay non è certo nuovo: numerosi sono i giochi che negli ultimi anni hanno sfruttato questa variante coop/PvP (ad esempio Evolve, Deceit, Dead By Daylight), sicuramente qualcosa di nuovo nel panorama del multiplayer. Ma, ad onor del vero, Evil Dead: The Game offre anche la possibilità di giocare in single player, sia nel 4 contro 1 che in missioni appositamente studiate per il giocatore solitario.

 

 

Evil Dead: The Game sfrutta l’ambientazione del mondo ideato da Sam Raimi per calarci in un’esperienza potenzialmente molto carismatica. Dal punto di vista dell’esecuzione però il gioco è chiaramente sviluppato per andare incontro ai giocatori console: l’assegnazione dei comandi (numerosi) su gamepad non è modificabile, mentre sulla tastiera molti tasti non vengono riconosciuti (tutto il blocco del keypad e quasi tutti quei tasti sopra e a sinistra dei tasti cursore). Di certo una scelta non apprezzabile per i giocatori PC, specialmente i mancini: manca il minimo sindacale della rimappabilità dei tasti.

 

 

Anche certi compromessi tipici dei giochi console sono ampiamente evidenti: i colpi corpo a corpo non richiedono affatto precisione (basta colpire nella direzione approssimativa del nemico) mentre il passaggio verso le armi da fuoco è immediato, senza nemmeno un’animazione di transizione; per non parlare del colpo di grazia, disponibile dopo aver assestato un paio di botte al nemico e che ci rende inattaccabili dagli altri avversari anche quando siamo circondati.
In mischia è piuttosto difficile distinguere gli alleati dai nemici, cosa che porta a menare fendenti un pò dove capita (il fuoco amico causa danno solo con le armi da fuoco).

Complessivamente è evidente l’approccio molto arcade ed indirizzato ai giocatori meno hardcore, magari richiamati soprattutto dall’atmosfera de La Casa.

 

 

Il gameplay è similarmente abbastanza semplice; i giocatori “umani” (che siano in carne ed ossa o bot) dovranno recuperare mappe ed oggetti arcani affrontando costantemente dei posseduti che cercheranno di far loro la pelle. Ci sono oggetti che ci permettono di recuperare energia o di renderci più resistenti ai colpi; è anche possibile scambiare le nostre armi con altre, migliori, che troveremo sparse sulla mappa.

Molto carina l’idea del livello di paura che cresce allontanandoci dalle fonti di luce, quando ci allontaniamo dal nostro gruppo o quando subiamo attacchi a sorpresa: ad un tasso elevato ci rendiamo visibile al demone che può impossessarsi del nostro personaggio, aggiungendo un elemento di caos al combattimento. Oggettivamente questo è un elemento che, insieme al buio costante, crea una indubbia unicità.

Putroppo nelle partite contro il demone (le partite 4 contro 1) lo schema di gioco è sempre lo stesso: trovare parti di mappa, recuperare due oggetti arcani e sconfiggere i demoni. Anche se cambiano le zone dove trovare gli oggetti, la ripetitività è evidente, anche perchè quando giochiamo contro un demone gestito dall’AI la difficoltà non è elevata, mentre quando il demone è controllato da un giocatore… beh, dipende dal giocatore.
Resta il fatto che, fatte salve le missioni single player (poche, comunque), le partite sono un pò tutte uguali.

 

 

Dal punto di vista tecnico manca il selettore del FOV, cosa che costringe a giocare con una prospettiva a nostro avviso troppo schiacciata, ed anche se nelle opzioni della sensibilità del mouse è presente quella per la prima persona, non abbiamo trovato alcun comando che ci permetta di lasciare la terza persona. A volte abbiamo visto nemici incastrati (compenetrati) dentro autoveicoli o distorsioni grafiche. Ci siamo poi imbattuti in sacchetti della spazzatura che, una volta toccati, hanno iniziato a roteare su se stessi ed a vagare per la mappa… sono forse anch’essi posseduti?

L’atmosfera di gioco è buona ma non necessariamente rispecchia quanto visto nella trilogia di Sam Raimi; nonostante alcuni riferimenti evidenti, il gioco non offre momenti umoristici o di horror classico, ma praticamente solo di azione, anche se ogni tanto (molto ogni tanto) un salto sulla sedia ci scappa.

 

 

Eppure, pur considerando le sue carenze (che si spera vengano risolte progressivamente dopo il lancio), giocando ad Evil Dead: The Game ci siamo divertiti. Gli scontri, anche se talvolta troppo caotici, sono senz’altro coreografici ed il gioco offre un tasso di difficoltà adatto a quei momenti in cui non ci si vuole impegnare troppo. Esiste un timer impostato a 30 minuti per impedire che i giocatori se la prendano troppo comoda e per dare un senso di pressione nello svolgimento della missione; efficacissimo, in questo senso.

Complessivamente, Evil Dead: The Game è un titolo indirizzato agli appassionati della saga ed ai giocatori più giovani o comunque meno pretenziosi. Considerato nell’ambito console si attesta probabilmente fra i giochi di questo tipo meritevoli di essere giocati, ma su PC mostra le sue lacune soprattutto tecniche. Ad ogni modo, Evil Dead: The Game è un gioco sicuramente divertente nella sua nicchia di riferimento e vale la pena di essere provato.

 

Evil Dead: The Game, 2022
Voto: 6.5
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