The Falcon And The Winter Soldier – Stagione 1: la recensione

Un prodotto tinto di maturità che cerca di conquistare il pubblico con tematiche incredibilmente vicine alla nostra quotidianità.

 

 

The Falcon And The Winter Soldier inizia con un primo episodio in cui tutte le conseguenze degli ultimi eventi cinematografici diventano faticosa realtà: un presente che palesemente riporta alla mente le condizioni disastrose in cui vertono milioni di migranti. Caliamo questa tematica così attuale e scottante all’interno del momento storico statunitense che porta in dono la possente protesta afroamericana contro la disuguaglianza raziale; due tematiche davvero ardue da sviscerare nei restanti cinque episodi. Il primo episodio, quindi, serve principalmente ad immergere lo spettatore in questi problemi ed a presentare i nostri eroi ed i loro problemi al pubblico.

Sam, il nostro buon Falcon, è il vero protagonista della serie; la sua evoluzione, da spalla di Captain America a nuovo eroe di riferimento per l’intera nazione, incarna quel messaggio di speranza e di uguaglianza che sta muovendo grande parte della popolazione americana. I dubbi e le incertezze di Sam sono effimeri, principalmente dovuti alla necessità di prendere il coraggio a due mani e fidarsi delle potenzialità che Steve Rogers aveva già intravisto in lui. Anthony Mackie se la cava bene in questo ruolo che sembra proprio cucito sulle sue spalle. Come avrete intuito il vero Falcon, quello completo psicologicamente e fisicamente, lo si vede solo alla fine della serie.

 

 

Bucky, il Soldato d’Inverno, lotta ancora per riprendersi la sua vita dopo tutti gli anni passati come marionetta programmabile in mano al nemico. Si sente in colpa per gli omicidi commessi e prova a fare ammenda; indubbiamente non è facile guardare negli occhi una persona e chiedere scusa per avergli ucciso un figlio. Questa tortura emotiva arriverà fino a fine serie facendo sì che il povero Bucky non esprima il suo vero potenziale. Secondo me Sebastian Stan viaggia con il freno a mano tirato, la condizione del suo personaggio è davvero difficile da interpretare, soprattutto perché il Soldato d’Inverno è un orso che esprime controvoglia i propri sentimenti.

Chi effettivamente riempie il buco tra il primo e l’ultimo episodio è Daniel Brühl che torna a vestire i panni del Barone Zemo. Durante Captan America Civil War abbiamo avuto il piacere di vedere un personaggio particolarmente enigmatico, che aveva pochi punti in contatto con quello dei fumetti. Anche in questa serie si è un ancora abbastanza distanti tra le due versioni, ma sono stati svelati alcuni punti in comune che prima erano stati del tutto sottaciuti. Personalmente credo che Daniel Brühl abbia rubato la scena ai due protagonisti per un bel pezzo, ma questo era facile visto che il suo personaggio ha manipolando Sam e Bucky a suo piacimento.

 

 

Karli Morgenthau, che nei fumetti nasce uomo, viene interpretato invece dalla rossa Erin Kellyman. Karli è a capo di un gruppo di super soldati che vogliono fermare il consiglio mondiale preposto a decidere se ripristinare i vecchi confini politici caduti dopo che Thanos ha cancellato metà della popolazione mondiale. La ragazza è emotivamente provata, si batte per una causa giusta, ma ha comunque svariati dubbi su come condurre le operazioni. Per fortuna ci pensa qualche idiota a farle decidere in modo istintivo e le cose s’incanalano facilmente verso la conclusione più scontata.

Menzione particolare per Wyatt Hawn Russell, figlio del mitico Kurt Russell, che veste i difficilissimi panni di John Walker. Wyatt deve prima provare ad interpretare una versione evidentemente fallace di Captain America e poi evolverla positivamente in US Agent. Al giovane Russell va il merito di aver avuto il coraggio di accettare un personaggio così complicato che, in un determinato momento della serie, tutto il pubblico avrebbe odiato per aver lordato la figura di Captain America. Credo proprio che US Agent sia, dopo Falcon, il personaggio che ha avuto la miglior evoluzione ed interpretazione.

 

 

Com’è quindi questo The Falcon And The Winter Soldier? Inizialmente mi pareva fiacco, tanto che ho scritto questo articolo, ma poi vedendolo tutto le cose sono cambiate leggermente. I temi trattati sono importati e sono svolti anche in maniera interessante, ma si è principalmente lavorato per mettere in risalto gli aspetti emotivi più che descrivere la reale portata del problema sociale. Tralasciando la parte sociale, il prodotto è buono, sia chiaro, ma mi aspettavo quello schema che fino ad ora abbiamo quasi sempre visto nelle serie Marvel: la netta distinzione tra buono e cattivo. Uscire dagli schemi non è sbagliato, ma far accettare al pubblico un prodotto “diverso” è un’altra cosa.

Forse era meglio far uscire prima questa serie e poi WandaVision; ci sarebbe stato sicuramente una platea di spettatori più morbida ad accogliere Falcon e il Soldato d’Inverno. Invece WandaVision ha alimentato molte fantasie sorprendendo e spaccando il pubblico in più di un’occasione, se volete approfondire questo è stato il mio articolo di approfondimento. Era difficile per i nostri eroi eguagliare l’effetto sorpresa che è stato generato dalla serie con Elizabeth Olsen. The Falcon And The Winter Soldier è comunque un prodotto effettivamente diverso dal solito canovaccio e quindi “sorprendente” in modo diverso, un modo più riflessivo che sfavillante. A mio avviso è mancato qualcosa di misterioso o imprevisto che facesse salire l’attesa per gli eventi a venire: sin dal primo episodio, la storia è andata liscia come una pista da bowling fino al suo epilogo; purtroppo questo ha abbassato le attese e calato la curiosità dello spettatore. Tanta azione nell’ultimo episodio ripaga in parte i fan della visione di questa serie, ma sinceramente mi aspettavo qualcosa in più oltre allo sforzo di rendere chiaro il momento socioculturale americano.

 

The Falcon And The Winter Soldier – Stagione 1, 2021
Voto: 6.5
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