Nonostante il governo Conte sia caduto, alcuni suoi impresentabili ministri saranno probabilmente alla corte di Draghi. A partire da Teresa Bellanova.
Teresa Bellanova è uno di quei nomi venuti alla ribalta durante lo scorso governo e non certo per l’efficacia delle sue azioni.
La Bellanova, alla quale Renzi era riuscito a far ottenere il Ministero delle Politiche Agricole, è una politica di lungo corso. Sindacalista fin dall’età di vent’anni, è cresciuta nel PCI prima e nel PD poi (attraverso le sue numerose mutazioni), fino ad arrivare ad Italia Viva.
Il suo curriculum si fa forte di una licenza di terza media e di alcuni anni nei campi a fare la bracciante. Dopo di ciò, sindacato e partito sono stati il suo pane e la sua vita. Insomma, un altro esempio di ministri privi di istruzione (come Nunzia Catalfo al Ministero del Lavoro o la Fedeli alla Pubblica Istruzione sotto il governo Renzi) e senza troppa esperenzia di lavoro, per i quali si preferisce la militanza e la pura ideologia al merito.
Durante il governo Conte, la Bellanova l’abbiamo conosciuta per il suo diktat che ha imposto una sanatoria a favore degli immigrati clandestini durante i primi mesi dell’emergenza Covid. Come seguendo un perfetto manualetto globalista radical chic, la Bellanova ha di fatto imposto, minacciando le sue dimissioni (e conseguentemente il possibile ritiro di Italia Viva dalla maggioranza), l’ennesimo regalo a chi infrange le leggi: i clandestini che avrebbero lavorato nell’ambito agricolo (ma anche colf e badanti) avrebbero beneficiato di una sanatoria di cui non si sentiva la necessità (se il problema era la mancanza di manodopera nei campi in piena emergenza Covid, perchè non mandare a lavorare chi riceve il reddito di cittadinanza, del quale la stessa Bellanova non era favorevole?).
Il risultato è stato ben sotto le aspettative della sindacalista pugliese, segno che evidentemente lavorare in nero conviene a molti clandestini e non solo ai datori di lavoro.
Per il resto, non ci sono attività o risultati degni di nota che provengano dal suo ministero – un silenzio ed una piattezza imbarazzante.
Ma in passato? Da sindacalista avrebbe dovuto difendere le tutele dei lavoratori, non demolirle supportando il Job Acts come ha fatto. Potremmo poi parlare dei call center di Almaviva, dove da capodelegazione governativa non è riuscita ad impedire il licenziamento di più della metà della forza lavoro (parliamo di quasi 1700 persone).
Ora per la Bellanova sembrano potersi aprire le porte a qualche altro ministero sotto il governo Draghi: Renzi la sta usando sia come merce di scambio per il favore fatto all’ex governatore della BCE ed all’Unione Europea nell’aver fatto cadere un governo comunque affatto adeguato a gestire l’Italia, che come cavallo di Troia per continuare a manovrare le leve del potere fino a fine legislatura.