Macchine Mortali: la recensione

Se riguardaste un film che avete già visto due giorni prima, lo trovereste comunque meno scontato di questo.

 

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Già il titolo non prometteva bene, anche se in questo caso non possiamo lamentarci della traduzione perchè pure in inglese (Mortal Engines) rimane ridicolo. In più il concetto di “città semoventi” non pare proprio eccezionale. Però speri di poterti fidare di un produttore/sceneggiatore come Peter Jackson e in linea di massima sei sempre affascinato dalla presenza di quel grande attore che è Hugo Weaving.

Ma non c’è niente da fare, Macchine Mortali è davvero la quintessenza del patetico messo su schermo.

Inizialmente l’ambientazione steampunk e l’idea di base potrebbero anche destare un certo interesse, e possiamo anche dire che per la prima metà il film regge. Ma poi, inesorabilmente, c’è il crollo allucinante.

 

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In un futuro remoto molte città sono diventate enormi macchine semoventi e le più grandi cacciano e depredano le piccole. Il resto è un’infinita galleria di cliché visti e stravisti: la giovane ragazza ribelle in cerca di vendetta, il ragazzo che crede nel sistema e poi ne viene deluso (si innamoreranno? Chissà…), un “cattivo” che nemmeno l’ottimo Hugo Weaving riesce a risollevare dallo stereotipo che più stereotipo non si può, e una specie di “resistenza” che si batte per la libertà… alè. Ci sarebbe anche un personaggio un po’ “outsider” che sembra davvero bello e interessante, finchè non decidono di rovinarlo nel finale nel modo più banale possibile. Una disfatta su tutta la linea.

Ma il peggio deve ancora venire… Nella parte finale, infatti, ci attende un pazzesco pippone politico-sociale composto di anticapitalismo di 5a categoria e multiculturalismo molesto, il tutto avvolto in un polpettone anti-occidentale che nemmeno la Boldrini in persona avrebbe saputo confezionare in maniera più vomitevole.

Utilizzate meglio i soldi del biglietto, tipo buttandoli nel camino acceso, e fate miglior uso del vostro tempo, tipo rimanendo due ore a guardare fisso il muro di casa vostra. È meno fastidioso.

 

Macchine Mortali, 2018
Voto: 2 (perchè c’è Hugo Weaving, senno’ era 1)
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