Percy Jackson E Gli Dei Dell’Olimpo: la recensione

Chi ha fatto il liceo classico ha di certo odiato il grecista Lorenzo Rocci; invece adesso quel vocabolario lo ringrazierete insieme alla Disney.

 

Percy Jackson recensione

 

 

Ogni tanto, nell’assoluta casualità, il colosso americano indovina qualche produzione: il film di Natale Wish non aveva convinto nessuno, ma la trasposizione dei romanzi di Rick Riordan in serie televisiva imbocca una dignità lontana da punte di eccellenza, ma anche dai pantani creativi dell’ultimo periodo. Merito di chi? Probabilmente di una trama consolidata in sei libri fantasy di primissimo livello a cui il prodotto multimediale si ispira e anche di un’involontaria concessione alla nostalgia. In che senso? La verità è che il titolo disponibile su Disney+ parla ai giovanissimi, ma strizza l’occhio anche ai loro papà ancora innamorati delle gesta dei Cavalieri Dello Zodiaco (i primissimi, non le porcate prodotte dopo) e degli anni in cui una versione di greco indovinata poteva cambiare i destini di un fine settimana con i genitori.

Per i pochi che non conoscono l’intreccio che fa muovere il buon Perseo tra il nostro mondo e l’Olimpo, è tutto molto lineare ma efficace: il ragazzo è un emarginato dai suoi coetanei perché è quello strano ma, nel suo caso, strano significa essere un semidio, per la precisione figlio non riconosciuto di Poseidone del mare. Quando lo scopre (e batte stecca ai bulli), inizia un’impresa insieme ai suoi amici Grover e Annabeth per ritrovare la folgore di Zeus e prevenire lo scazzo supremo tra divinità. Se ci vedete un po’ di Harry Potter è perché è effettivamente tutto molto simile: l’adolescente insicuro che scopre di avere poteri nascosti e la scuola di ragazzi speciali per imparare a diventare eroi. Poco male, anche la Rowling non si era inventata nulla che Stan Lee non avesse già messo su carta trent’anni prima.

 

Nel giudizio positivo, conta semmai che i sei episodi della prima stagione sono ben fatti e con effetti speciali credibili: il Minotauro, per fare un esempio, poteva diventare la mucca lilla della Milka e invece Jonathan Steinberg porta a casa un risultato onesto; la Medusa poteva sembrare la versione femminile di Ghali, è invece spaventa il giusto. Non solo: le armature e le spade sono fighe (ma come potrebbero essere brutte?) e gli attori sono indovinati. Persino il giovane Walker Scobell, a tratti più idoneo a cantare in una boy band che a recitare, riesce a rendere piacevole la versione seriale di Percy.

Pecche ce ne sono? Purtroppo sì: gli episodi durano sempre pochissimo. Ampiamente sotto l’oretta, il racconto sembra sempre un po’ tirato via; tipo un messaggio audio della zia rompiscatole che ascoltate a x2 o tipo un bignami dell’epica da ginnasio. E allora si torna là dove abbiamo iniziato, su quei banchi di scuola dove ci sono stati presentati i vari Dioniso, Ares e Pan, che tutti i satiri cercano in giro per il mondo come Siffredi farebbe con l’ultima delle vergini.

Battaglie epiche, capricci da pop star e tanto vino e sesso extraconiugale: la vita all’Olimpo è tutt’altro che noiosa. Come questa serie che potrebbe essere l’antipasto di un banchetto memorabile o un rutto di un ciclope annoiato. Non resta che aspettare la seconda stagione per scoprirlo. Noi non prevediamo il futuro e ci siamo persi il numero di telefono dell’oracolo di fiducia.

 

Percy Jackson E Gli Dei Dell’Olimpo, 2024
Voto: 7
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