Sconnessi: la recensione

Tralasciando il titolo decisamente poco felice, Sconnessi ha il merito di rappresentare in modo ironico uno dei mali attuali: la dipendenza da internet.

 

 

Si, diciamolo: chiamare un film “Sconnessi” quando il termine più adatto ad indicare l’impossibilità di accedere ad internet potrebbe essere scollegati, isolati o anche semplicemente disconnessi denota una certa mancanza di dimestichezza col mondo tecnologico. Se a un titolo infelice aggiungiamo il fatto che ci troviamo di fronte ad una commedia italiana il terrore ci assale. Legittimamente.
E invece Sconnessi non è un film da scartare, anzi: è capace di unire momenti di sano divertimento a messaggi più profondi e riflessivi.

 

 

La trama in breve: un variegato gruppo familiare si trova in una casa di montagna dotata di tutti i comfort; durante il fine settimana la connessione a internet viene meno, ed a causa dell’impossibilità di raggiungere il centro abitato il gruppo di persone si trova isolato e costretto a convivere con le proprie problematiche e qualche situazione di emergenza.

Sconnessi presenta una sceneggiatura piuttosto lineare e facilmente anticipabile da uno spettatore smaliziato, ma presenta anche alcuni momenti positivamente spiazzanti; merito soprattutto dei nomi più solidi del cast a partire da Stefano Fresi, il simpaticissimo attore romano salito alla ribalta con la serie di Smetto Quando Voglio (ma ricordiamo anche Nessuno Mi Può Giudicare, Ogni Maledetto Natale, Noi E La Giulia, La Prima Volta Di Mia Figlia). Il suo personaggio da solo è in grado di ravvivare un film altrimenti abbastanza mono-tono (ma non monotono) che sembra seguire i ritmi del padrone di casa, interpretato dall’alterno Fabrizio Bentivoglio (Marrakesh Express, Turnè, Italia-Germania 4-3, Un Eroe Borghese, La Scuola, Le Affinità Elettive, L’Amore Ritorna, Una Sconfinata Giovinezza, Il Capitale Umano), stavolta fin troppo caricaturale nell’interpretare un intellettuale affetto dal tipico complesso di superiorità dei radical chic.

 

 

Intorno a loro si alternano buone recitazioni, come quelle di Carolina Crescentini nel ruolo della coatta (Boris e una sequela di serie TV) e del fratello interpretato dall’immarcescibile Ricky Memphis (Ultrà, La Scorta, I Mitici – Colpo Gobbo A Milano, La Mossa Del Pinguino e tante altre commediole e serie TV). Discrete Giulia Elettra Gorietti (Caterina Va In Città, Tre Metri Sopra Il Cielo, Suburra) e Benedetta Porcaroli (Perfetti Sconosciuti, il controverso e fazioso La Scuola Cattolica), sebbene quest’ultima non credibile col suo accento romano invece che trentino come il personaggio richiederebbe. Non all’altezza, se non addirittura fastidiosi con le loro recitazioni legnose e decisamente forzate, Antonia Liskova, Eugenio Franceschi e Lorenzo Zurzolo.

 

 

Dal punto di vista della regia, Christian Marazziti non raggiunge chissà quale risultato; si sorride e talvolta si ride, ma in effetti il film si regge soprattutto sulla recitazione degli attori migliori e su di una sceneggiatura che fornisce spunti interessanti.
Il perno centrale del film, il ragionamento su quanto internet ed i telefonini abbiano pervaso la nostra vita e modificato la nostra capacità di dialogare, di concentrarci e cogliere quello che ci succede intorno, non fa altro che riportare un problema reale e che si è sicuramente acuito nel mondo post-lockdown. Il film, uscito un paio d’anni prima, coglie bene un fenomeno che era già in atto e che non accenna a regredire: quello della perdita del contatto diretto con le persone e della bolla di irrealtà che può creare la mancanza di gestione del mondo online; anche noi ne abbiamo parlato di recente.

Sconnessi è un film che nonostante le sue mancanze risulta gradevole. È sicuramente da vedere se amate la follia di Stefano Fresi ma anche se volete scoprire una delle poche commedie italiane in grado di toccare qualche nervo scoperto della società italiana.

 

Sconnessi, 2018
Voto: 7
Per condividere questo articolo: