The Midnight Sky: la recensione

Lo spessore di George Clooney attore è indiscutibile, ma lo stesso non si può sempre dire quando si trova dietro la macchina da presa.

 

 

George Clooney è una figura imprescindibile nella cinematografia moderna; uno di quegli attori che sono quasi sempre una garanzia. Come molti suoi colleghi, l’ormai grandicello Clooney ha da qualche anno intrapreso anche la carriera di regista; i risultati purtroppo sono alterni.
In The Midnight Sky George Clooney ricopre il doppio ruolo di regista e attore mettendo lo zampino praticamente su ogni aspetto del film, la cui trama è presto detta: in un prossimo futuro la Terra è sconvolta da un apocalisse, ed uno scienziato rimasto isolato in una base artica tenta di avvertire l’equipaggio di un’astronave in rientro da una missione su Giove.

 

 

The Midnight Sky esprime una doppia personalità, con una storia che procede su binari paralleli e che sembrano quasi essere raccontati da registi diversi. C’è un filone ambientato nella base Polare e che vede protagonista proprio George Clooney; a farla da padrona è una sensazione di solitudine, di desolazione, di disperazione nel tentare di portare a termine il proprio ultimo compito mentre il tempo stringe e la fine incombe. Qui il film fila benissimo, con un Clooney magistrale come sempre e ben coadiuvato dall’ottima prova della giovanissima Caoilinn Springall, una vera rivelazione capace di impressionare lo spettatore con i suoi gesti ed i suoi sguardi.

 

 

L’altra parte di film si svolge in contemporanea nello spazio; e qui iniziano i dolori. C’è molta approssimazione nelle spiegazioni scientifiche che giustificano l’isolamento dell’equipaggio; non si tiene minimamente conto delle normali procedure operative in essere che anche solo il buon senso o la visione di film di fantascienza ben più maturi (come 2010 – L’Anno Del Contatto) porterebbero ad immaginare. Ma anche le spiegazioni tecniche di alcune situazioni fanno acqua da tutte le parti: a partire dal fatto che sull’astronave sembrano non esistere ridondanze per i sistemi critici o che l’estrema calma dell’equipaggio in seguito all’inspiegabile perdita di comunicazione con chiunque sulla Terra venga sommariamente giustificata con l’alta preparazione del personale (e nessuno che si ponga dei seri dubbi su quel che stia succedendo).

 

 

Anche il comparto attoriale degli astronauti lascia parecchio a desiderare. Dei cinque, solo le due figure minori interpretate da Kyle Chandler (Super 8, Argo, Zero Dark Thirty, The Wolf Of Wall Street) e Demian Bichir (The Hateful Eight, Alien: Covenant) sono in grado di trasmettere una qualche espressività; mentre Felicity Jones (Hysteria, The Invisible Woman, La Teoria Del Tutto, Rogue One: A Star Wars Story),  David Oyelowo (L’Ultimo Re Di Scozia, L’Alba Del Pianeta Delle Scimmie, The Cloverfield Paradox) e Tiffany Boone sembrano poco più che bambole di plastica verso i quali è impossibile provare empatia.

E qui si nota un’altro limite del film: specialmente nella parte ambientata nello spazio lo spettatore non può non essere distaccato, non può non chiedersi come il George Clooney regista, lo stesso che ha realizzato un convincentissimo palcoscenico di solitudine artica abbia potuto concepire allo stesso tempo scene nello spazio assolutamente non credibili (quasi tutte quelle d’azione) o melense, o lente, o semplicemente oltremodo lunghe e prolisse. La noia ma anche la prevedibilità sono altre due caratteristiche di un film che avrebbe giovato del taglio dell’intero girato sull’astronave.

 

 

Clooney peraltro fa un uso esagerato di musiche d’atmosfera, classici sottofondi tipici dei blockbuster americani ma che in un film di questo tipo non fanno altro che annacquare il brodo e sono completamente fuori contesto; l’attore-regista statunitense avrebbe fatto meglio a prendere spunto da capolavori come The Road o Codice Genesi, film di riferimento per chi vuole miscelare il dramma ad un’ambientazione post-apocalittica.

The Midnight Sky è un film che non riesce a stare in piedi sulla sola gamba funzionante, sia perché è troppo poco utilizzata a sfavore di quella monca sia perché anch’essa presenta alcune situazioni totalmente non credibili per quanto, per alcune di esse, si possa chiudere un occhio.
Purtroppo il film tratto dal romanzo La Distanza Tra Le Stelle non solo non convince ma quasi irrita lo spettatore; a salvarlo da un voto peggiore è solamente la capacità attoriale del solito, sontuoso George Clooney (Dal Tramonto All’Alba, The Peacemaker, La Sottile Linea Rossa, Three Kings, Fratello Dove Sei?, la serie Ocean’s, Solaris, Confessioni Di Una Mente Pericolosa, Syriana, Michael Clayton, Burn After Reading, L’Uomo Che Fissa Le Capre, Paradiso Amaro, Gravity) e di Caoilinn Springall, e una premessa di fondo intrigante anche se non sfruttata come si sarebbe potuto.

 

The Midnight Sky, 2020
Voto: 5
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