Il gioco di Triplevision Games Limited ha una buona potenzialità e con poche attenzioni può diventare una piacevole alternativa per chi apprezza i gestionali.
Qualche mese fa abbiamo provato in anteprima una versione sperimentale di These Doomed Isles, un gestionale minimalista diverso dal solito, e avevamo deciso di sospendere il giudizio in attesa di un prodotto più maturo. Oggi These Doomed Isles arriva in early access, e finalmente possiamo trarre le prime conclusioni.
Il gioco ci chiede di far prosperare un accampamento di nostri fedeli e riuscire a completare tre missioni che ci vengono richieste per finire lo scenario. Queste missioni, chiamate preghiere, possono ad esempio essere la costruzioni di grandi meraviglie, o il raggiungimento di un certo numero di isole o mantenere la felicità sopra un certo livello per un tot tempo. Completate le missioni, ci sarà lo scontro finale contro la divinità scelta ad inizio partita; uno scontro impari e davvero difficile da vincere.
Per raggiungere i nostri obiettivi, il gioco ci fornisce un mazzo di carte che potremo progressivamente irrobustire secondo le meccaniche roguelite, e tramite le quali realizzare strutture capaci di raccogliere legna o pietra, racimolare soldi o felicità e così via. Ad ostacolarci il cammino sono i mostri che saltuariamente attaccano il nostro accampamento e che potremo respingere attraverso torri di guardia, soldati o carte particolari.
Come detto, These Doomed Isles offre interessanti potenzialità, con idee di fondo intriganti e una grafica tutto sommato accattivante; dove però il gioco al momento arriva corto è sia sull’interfaccia sia sullo spiegare nel dettaglio il gameplay, di per sè abbastanza semplice da comprendere.
Assegnare i nostri lavoratori alle strutture disponibili è semplice fino a che si gestisca un accampamento piccolo; poi ogni assalto dei nemici diventa un ripetitivo incubo, dovendo richiamare i lavoratori ed identificare la torre giusta da una lista che non evidenzia quella selezionata. Si può anche cliccare direttamente sulla base della struttura, ma un panorama affollato non rende certo facile la cosa.
L’altro problema principale è la mancanza di un tutorial o di un manuale che spieghi nel dettaglio cosa fare e come poter proseguire nel gioco durante le fasi più stagnanti; infatti, talvolta si arriva ad una situazione in cui siamo bloccati in un circolo vizioso, con carte inutili per le nostre finalità e l’impossibilità di sviluppare la partita in base alle nostre necessità. Solo attraverso tentativi alla cieca si riesce a capire che alcune carte (sembrano) sbloccarsi all’interno del nostro mazzo solo dopo diversi turni di gioco, permettendoci quindi di uscire da situazioni troppo statiche.
Anche se il tutto è abbastanza facile da intuire, rimane comunque la sensazione che ci sfugga qualcosa.
Ad appesantire la questione è forse anche il fatto che il gioco presenta caratteristiche roguelite, e per sbloccare carte migliori e più efficaci occorre giocare un tot di partite, perderle sapendo di doverle perdere, aumentare di livello e finalmente avere qualche cosa di utile in mano. Onestamente, una dinamica ormai abusata e che si spera termini presto almeno nei giochi che non nascono per essere dei roguelite.
These Doomed Isles però è capace, una volta compreso come giocarlo, di spingere a farsi provare. Forse per il suo gameplay semplice o per la relativa velocità con cui si concludono le partite, il titolo di Triplevision Games Limited sa catturare l’attenzione di chi lo gioca. Adesso occorrerà lavorare per raffinarlo e rendere alcune sue meccaniche meno criptiche ed ostili.