Anni Da Cane: la recensione


L’unica cosa giusta di questo film è il titolo perché di cose “da cane” ce sono tante, a partire da una sceneggiatura imbarazzante.

 

Anni da cane recensione

 

Girato da Fabio Mollo (speriamo per lui sotto ricatto della mala e in preda al delirio da funghetti allucinogeni), il lungometraggio, uscito qualche anno fa e ora disponibile su Amazon Prime, avrebbe l’ambizione di raccontare la storia di Stella, adolescente convinta che le resti poco tempo da vivere. Sta per compiere 16 anni ma crede di averne quasi 112 perché conta la sua età come quella dei cani. Prossima alla morte, quindi, si deve sbrigare a fare tutta una serie di cose. Come? Quando? Non si capisce una mazza. Mai. Né prima né durante né dopo. S’intuisce un abbozzo di una famiglia sfasciata e, col logorante passare dei minuti, si deduce che la ragione va ricercata in un tremendo lutto. E poi? E poi il nulla. Esattamente come il regista dipinge una generazione che, per fortuna, nella realtà non è così sbiadita.

Forse imbeccato da quell’altro genio di Paolo Crepet, infatti, Mollo ci propina un’Aurora Giovinazzo che parla, straparla, non fa altro che parlare. Tra pippe mentali, ragionamenti simil profondi che sembrano presi dai foglietti dei Baci Perugina e un contesto di vita che più irreale non si può. Un po’ liceale, un po’ universitaria, un po’ zoccola e un po’ nerd, la protagonista è il caos più assoluto. E pensare che l’attrice aveva fatto faville in Freaks Out ma si sa che il manico del regista fa la differenza sul set e qua l’unico manico che compare è quello che arriva in testa allo spettatore quando cerca di seguire questo pastrocchio.

Non paghi di questa follia, i produttori della pellicola hanno voluto assicurarsi l’attenzione dei teen infilando un insensato cameo di Achille Lauro nella parte di se stesso. Alla festa di una pischelletta amica di scuola della Giovinazzo arriva il cantante per un mini-show. Davvero? Ma dove? Forse nelle famiglie degli zingari di Suburra. Questa, tra l’altro, è l’unica nota pop di un lavoro che sognava di diventare il Jack Frusciante È Uscito Dal Gruppo della generazione Z, ma col risultato opposto. L’effetto è un po’ come se il musicista dei Red Hot Chili Peppers fosse entrato a suonare con i Jalisse.

 

Anni da cane recensione

 

Gli amici che aiutano Stella nella realizzazione della lista di cose da fare prima di morire, poi, sono risibili. Una prova? Volendo trombare almeno una volta nella vita prima di trapassare, punta un ragazzetto (quel Federico Cesari poi esploso con Tutto Chiede Salvezza) che però si rivela gay. Poco male. In due minuti netti i due diventano compari inseparabili e lui entra nella cricca con l’altra amica. Ma non ce l’aveva una vita prima? Questo girava nella sua profonda solitudine solo in attesa che una matta col botto gli chiedesse di aiutarla a sfrangere gli zebedei degli spettatori? Nessuno degli sceneggiatori s’è posto questi quesiti. F4… come direbbero a Boris.

Se durante la visione proverete il naturale istinto di spaccare il vetro della finestra e fuggire via, state sereni, nel finale non vi perderete nulla: arriva il solito atteso sfiancante happy ending che chiude per sempre questo obbrobrio.

E forse qualche carriera di chi ci ha partecipato.

 

Anni Da Cane, 2021
Voto: 4
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