Barbie: la recensione

Poteva essere un disastro e invece il potenziale film cagata dell’anno diventa, a sorpresa, un cult anche per i maschi etero.

 

Barbie recensione

 

La regista Greta Gerwig (nei panni di attrice in To Rome With LoveMistress AmericaRumore Bianco) accetta una sfida non da poco: quando si affronta la trasposizione cinematografica di un giocattolo così iconico, cadere è quasi scontato. Il lungometraggio dei Masters Of The Universe era così osceno che faceva male agli occhi e la proiezione dei due capitoli dei G.I. Joe andrebbe proibita in tutto il mondo occidentale. A parziale discolpa di questi incidenti infernali, va detto che non è facile tirar fuori una trama credibile là dove la trama non c’è e la vacuità della bambola più famosa del mondo, in tal senso, non lasciava presagire nulla di buono. E invece.

I 114 minuti più rosa della storia di Hollywood spaccano davvero, perché portano avanti, fin da subito, un doppio intrattenimento valido su tutti e due i livelli. Da una parte c’è l’intreccio base di Barbie che sbarca nel nostro mondo reale per ritrovare la sua spensieratezza perduta e questo è ottimo per gli infanti e i minus habens. Da un’altra parte, però, c’è anche la storia di una donna che scopre sulla sua (perfetta) pelle quanto maschilista sia questa parte del globo (come se l’altra parte invece scherzasse). Noi non abbiamo burka, divieti all’accesso allo studio per le donne né matrimoni combinati, ma il personaggio interpretato dal sempre immenso Will Ferrell (fra i tanti Austin PowersZoolander, Elf, The Office) è tutt’altro che immaginario. Suvvia… la verità è che l’uomo sottomesso in stile Ken, che ha il lungo ed espressivo viso di Ryan Gosling (Il Delitto Fitzgerald, Il Caso Thomas Crawford, The Nice Guys, Blade Runner 2049, e moltissimi altri), esiste solo nell’immaginario delle bambine. La vita reale è praticamente fatta di stronzi, pronti a lanciare un commento sessuale o a sottomettere al lavoro la ragazza di turno.

Ed è qua che il lavoro della Gerwig funziona! Quello che i muratori dicono a Margot Robbie (The Wolf Of Wall StreetSopravvissutiC’Era Una Volta A Hollywood, Dreamland, Birds Of Prey E La Fantasmagorica Rinascita Di Harley Quinn, ecc.) lo abbiamo pensato tutti. Solo che vestita (o svestita) da Harley Quinn ci siamo sentiti in diritto di farlo, mentre vederla avvolta nel fragile personaggio di una leader che non è più tale un po’ ci fa sentire in colpa. Se fosse tutto qua, però, la pellicola non avrebbe ottenuto il successo che invece sta continuando a riscuotere nel mondo.

 

Barbie recensione

 

La regista ci infinocchia ben bene con un umorismo perfetto. Quando stai per mollare tutto perché stanco di sentirti uno schifo, arriva una battuta forte (e ce ne sono tantissime) e riparti di slancio con la visione. Visivamente poi tutto è perfetto. Ci sono mille citazioni di quell’universo e di tutti gli accessori che lo compongono e c’è un mix riuscitissimo tra Barbieland e Venice Beach.

In fondo, questa trasposizione è bella perché fa ridere ma insegna anche che gli uomini e le donne non sono uguali. Con buona pace di Cesare Cremonini. Mica è un messaggio così banale. E in questo senso merita un plauso anche la scelta della Mattel, storica casa madre di Barbie, di raffigurarsi in quel modo poco lusinghiero dando anche spazio alla storica ideatrice della bambola, che finì in mezzo ad uno scandalo finanziario rischiando di offuscare il capolavoro che aveva creato, senza vergognarsene.

Se avete voglia di vedere belle ragazze, è il film per voi. Se avete voglia di colpevolizzarvi per la vostra ossessione alla sessualizzazione, è il film per voi. Se avete voglia di sganasciarvi, è il film per voi. Se avete voglia di commuovervi, è il film per voi.

E se Ken riesce a diventare Kenough e Allan riesce ad avere Michael Cera come interprete, il futuro promette che tutto sarà possibile per chi vorrà cambiarlo. Purché sia un futuro… roseo!

 

Barbie, 2023
Voto: 7
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