Quello che potrebbe sembrare l’ennesimo film sui videogiochi di pessimo valore si rivela essere una commedia divertentissima e ricca di richiami al passato.
Diciamolo: ogni volta che viene annunciato un film sui videogiochi, chi ha un pelo di memoria storica storce il naso. Dai tempi del film Super Mario Bros. (sono ormai passati 30 anni), di porcherie ce ne sono state propinate a bizzeffe: da Alone In The Dark a Assassin’s Creed, da Double Dragon a Far Cry, da Mortal Kombat a Postal passando per l’ignobile saga di Resident Evil (solo il primo film era discreto) e per i film di Tomb Raider. Fra i pochi a salvarsi ci sono Silent Hill e in parte Doom, oltre a qualche serie dignitosa come Fallout.
Visto che il film di Borderlands, uscito nelle sale statunitensi da pochi giorni ed in arrivo da noi, è stato già cassato come uno dei peggiori lavori cinematografici della storia, è meglio ripiegare su qualcosa di non recentissimo ma sicuramente di maggior valore; ecco quindi aver senso ripescare un film come Pixels, che senza voler strafare diverte ed affascina.
Pixels ci presenta una storia che non vuole assolutamente puntare sulla credibilità ma sul puro svago, e ci riesce benissimo. Negli anni ’80 un gruppo di ragazzini stringe amicizia anche grazie alla passione per i videogiochi, diventando bravissimi in quelli che oggi definiremmo “classici” (Pac-Man, Asteroid, Galaga, Q*Bert, Donkey Kong).
Passano gli anni, e ritroviamo oggi gli stessi amici di allora coinvolti in una coloratissima e frenetica lotta per salvare il mondo da un’invasione aliena di… videogiochi.
La trama è molto più strutturata di quel che si possa presagire avvicinandosi ad un film di questo tipo, e pur non potendo parlare di un racconto profondo come i capolavori di Pirandello ci troviamo di fronte ad una storia che sta in piedi, fila liscia e porta bene a casa il risultato. Addirittura, nella prima parte del film assistiamo ad un susseguirsi di gag scoppiettanti e di alto valore che purtroppo vengono meno nella parte di pellicola dedicata all’azione pura. Un peccato, perchè mantenendo alto il tiro avremmo sicuramente avuto di fronte un titolo memorabile.
Pixels ovviamente fa dell’aspetto visivo uno dei suoi punti di forza, ma gli effetti speciali che ci vengono proposti sono sui generis e chiaramente (volutamente) disconnessi dalla realtà; pur avendo un aurea di posticcio (e forse non potrebbe essere altrimenti), la loro integrazione con gli attori umani è buona ed efficente.
Ma molto del merito della riuscita di Pixels si deve al regista, quel Chris Columbus già autore di film come Tutto Quella Notte, Mamma Ho Perso L’Aereo, Mrs. Doubtfire – Mammo Per Sempre, L’Uomo Bicentenario e Harry Potter E La Pietra Filosofale e sceneggiatore di Gremlins e I Goonies: insomma uno che ha nel suo palmares una invidiabile sequela di successi. Non sorprende quindi che il ritmo si mantenga sempre alto, che non si scada praticamente mai in volgarità, che le battute siano quasi sempre raffinate e che sfruttino quel dico-non dico che punta su di un tipo di umorismo sempre apprezzabile.
Anche il comparto attoriale mette dei bei mattoni per costruire una casa solida. Si parte con Adam Sandler, il simpaticissimo attore che bene o male ricopre sempre la parte dello sfigato ma riesce a tirar fuori personaggi godibilissimi come in Terapia D’Urto e 50 Volte Il Primo Bacio, passando poi per la mervigliosa Michelle Monaghan, già vista con ottimi risultati in Kiss Kiss Bang Bang, Gone Baby Gone, Lo Spaccacuori, La Formula Della Felicità. Accanto a loro, che formano un duetto da scintille, troviamo i comprimari Kevin James e Josh Gad, affiancati dal solito, magistrale Peter Dinklage (Il Trono Di Spade, X-Men Giorni Di Un Futuro Passato, Tre Manifesti A Ebbing, Avengers: Infinity War, I Think We’re Alone. Da notare i camei di Sean Bean (che ogni volta speriamo non muoia nei film a cui partecipa) e Serena Williams (si, la tennista!).
Pixels è un film leggero ma assolutamente godibile, che punta sicuramente ad un “effetto nostalgia” che non può non colpire le generazioni che frequentavano le sale giochi (quanti rimandi a Paper Boy, BurgerTime e Centipede!) ma che si fonda su una storia ben realizzata e su di una recitazione di giusto valore. Se il film non si fosse appoggiato così tanto sull’azione pura nel finale, staremmo probabilmente parlando di un piccolo capolavoro. Ma anche così Pixels è una di quelle pellicole che fa piacere vedere; magari una volta sola, ma serbandone un buonissimo ricordo nel cuore.